Senza volto, ma con due identità. E
adesso, deputata con i Cinque stelle. Piera Aiello racconta in
esclusiva all'Espresso in edicola domenica 27 maggio quello che
è un caso unico al mondo. La donna, infatti, 51 anni, è una
testimone di giustizia sotto scorta e costretta all'anonimato
per il suo impegno contro la mafia. A 23 anni, vedova del figlio
di un boss che le avevano fatto sposare per forza, decise di
raccontare a Paolo Borsellino, con la cognata Rita Atria (che
morì suicida quando il magistrato fu ucciso), tutto ciò che
sapeva. Con le sue parole, contribuì a condannare mafiosi
trapanesi, ma pagò un prezzo altissimo: lasciare la Sicilia,
sola, con una bambina di tre anni, e vivere come un fantasma.
Con un altro nome, sotto protezione, in località protette.
Adesso, dopo quasi trent'anni in cui si è costruita una seconda
vita, è appena stata eletta alla Camera col Movimento Cinque
Stelle, dopo aver preso una valanga di voti, 78 mila nel
collegio uninominale di Marsala. Pur di candidarsi, racconta, ha
nascosto al Viminale le sue intenzioni: "Ho dribblato la
Commissione centrale, altrimenti mi avrebbero impedito di
farlo". Ora ha un incarico pubblico, ma vorrebbe continuare a
non mostrare il suo volto, anche se l'impresa è quasi
impossibile. "In Aula - dice - non parlerò al microfono: farò
leggere le mie parole ad altri. Ma non è per paura: è perché
l'importante sono le mie idee, non la mia faccia". Piera Aiello
ha accettato di raccontare all'Espresso la sua nuova vita, la
terza, con tutte le difficoltà e le contraddizioni. "Nessuna
delle due mie identità potrà sparire. Morirò con due nomi",
conclude.
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