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Liliana Segre, l'indifferenza anche oggi uccide

Liliana Segre, l'indifferenza anche oggi uccide

1938 - Diversi di Treves, testimonianze a 80 anni leggi razziste

VENEZIA, 05 settembre 2018, 14:52

dell'inviata Alessandra Magliaro

ANSACheck

Venice Film Festival 2018 : Liliana Segre - RIPRODUZIONE RISERVATA

Venice Film Festival 2018 : Liliana Segre - RIPRODUZIONE RISERVATA
Venice Film Festival 2018 : Liliana Segre - RIPRODUZIONE RISERVATA

Al Palazzo del cinema nel settembre 1940 si presentava "Suss l'ebreo", un film nazista di propaganda antisemita,  negli stessi edifici del Lido arriva "1938 - Diversi" di Giorgio Treves, realizzato con materiali d'archivio degli anni '30 e fino al '43 e soprattutto con testimonianze uniche, preziose e commoventi di persone che dalle leggi razziali ebbero la vita stravolta per sempre, oggi una generazione in estinzione. Uscirà in sala l'11 ottobre con Mariposa e il 23 ottobre in tv su Sky Arte che ha collaborato alla produzione della Tangram di Roberto Levi.
    Sono questi i giorni degli 80 anni delle famigerate leggi antisemite in Italia: il 14 luglio il Manifesto della Razza, il 5 settembre la firma in Toscana, alla villa del Gombo nella tenuta di San Rossore a Pisa del regio decreto per la difesa della razza nella scuola fascista, firmatari re Vittorio Emanuele, Mussolini, il ministro Bottai, l'ammiraglio di Revel, il 6 ottobre la Dichiarazione sulla razza approvata dal Gran Consiglio del fascismo e pubblicata il 26 ottobre, il 17 novembre il regio decreto con i Provvedimenti per la razza italiana (con il divieto per gli ebrei di lavorare alle dipendenze di enti pubblici).
    "Ricordare è sempre importante", dice in un'intervista all'ANSA Liliana Segre, senatrice a vita, 88 anni, trai soli 25 bambini italiani sopravvissuti ad Auschwitz, da 30 testimone, anzi araldo come dice lei, della memoria, che nel film di Treves torna con il suo carico emotivo nel ventre di Milano, nel Binario 21 sotto la stazione centrale dove partì bambinetta destinata al campo di concentramento. "Il razzismo e l'antisemitismo non sono mai sopiti, solo che si preferiva nel dopoguerra della ritrovata democrazia non esprimerlo. Oggi è passato tanto tempo, quasi tutti i testimoni sono morti e il razzismo è tornato fuori così come l'indifferenza generale, uguale oggi come allora quando i senza nome eravamo noi ebrei.
    Oggi percepisco la stessa indifferenza per quelle centinaia di migranti che muoiono nel Mediterraneo, anche loro senza nome, e ne sento tutto il pericolo".
    La Segre trova i giovani, che la ascoltano nelle tante occasioni pubbliche cui nonostante l'età avanza non si sottrae mai, "i miei nipoti ideali, pubblico straordinario, attentissimo, la nostra vera eredità di testimonianza". Una generazione, non solo dei sopravvissuti ai campi, ma anche alle leggi razziali che ne impedirono la frequenza scolastica, il lavoro, una vita 'normale' e uguale agli altri come solo nel 1935 ancora avevano, che sta sparendo.
    Proprio oggi uno dei testimoni, l'editore Bruno Segre, compie 100 anni, mentre il medico Roberto Bassi, il cui ritorno sui banchi della scuola elementare Diaz di Venezia da cui una mattina all'improvviso fu allontanato in virtù del decreto - il momento più commovente di tutto il documentario di Giorgio Treves - ne ha 93, per citare solo alcuni. Il film, con l'aiuto di storici e le immagini recuperate (dai negozi chiusi agli ebrei alle vignette razziste della conquista eritrea, con Montanelli e la sua preda nera), racconta, oltre all'indifferenza della massa, la sorpresa delle famiglie ebree per quanto stava accadendo che avrebbe travolto le loro storie facendoli diventare appunto 'Diversi'.
    "Il fascismo può tornare sempre, il nostro dovere è smascherarlo ogni giorno in qualunque parte del mondo" ha scritto Umberto Eco e i rimandi all'attualità - un nemico 'esterno', il nuovo nazionalismo, l'intolleranza sui diversi, la propaganda - "fanno rabbrividire", concludono Treves e il produttore Levi. 

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