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Dopo lutti, traslochi, separazioni, tristezza, ecco come ritrovare la felicità

Dopo lutti, traslochi, separazioni, tristezza, ecco come ritrovare la felicità

Esercizi emotivi da maestri speciali, persone con sindrome di Down e antichi greci

23 gennaio 2020, 17:24

di Agnese Ferrara

ANSACheck

sorrisi su palloncini colorati - RIPRODUZIONE RISERVATA

sorrisi su palloncini colorati - RIPRODUZIONE RISERVATA
sorrisi su palloncini colorati - RIPRODUZIONE RISERVATA

Lutti, traslochi, separazioni e divorzi si dice siano fra i momenti più traumatici nella vita di una persona ma l’ultimo World Happiness Report che confronta dati statistici, economici, sociali e culturali dei paesi, segnala un calo mondiale e generalizzato della sensazione di felicità (l’Italia risulta al 36/esimo posto). Siamo tutti musoni, inclusi i nostri bambini che dimostrano sintomi di infelicità mai registrati prima tanto da essere ritenuti i ragazzini meno felici degli ultimi 25 anni a causa delle troppe ore passate sui social network, come segnala una indagine di Children’s Society condotta su 219.000 bambini inglesi fra i 10 e i 15 anni, riportata dal Telegraph. La carenza di felicità dilaga e, di pari passo, si fanno largo nuovi manuali e testi di auto-aiuto con originali esercizi pratici per ritrovarla, anche scritti da studiosi ed esperti speciali come, ad esempio, le persone con sindrome di Down e gli antichi greci.

“Vedo tanta gente musona, lamentosa, polemica, gente che sembra contenta di essere infelice, allora mi sono chiesto: ma essere infelici è normale? Ma cos’è la normalità? - chiosa in modo provocatorio l’attore Paolo Ruffini, autore del manuale ‘La sindrome di Up. La felicità insegnata da persone con sindrome di Down” (edito da Mondadori). Il libro è frutto dell’esperienza teatrale ‘Up & Down’, happening comico che Ruffini ha sviluppato con alcuni attori disabili con cui ha solcato i principali teatri della penisola e da cui è nato anche un documentario premiato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2018. “La cosa curiosa, - prosegue Ruffini, - è che essere up è la condizione che caratterizza maggiormente le persone che hanno questa sindrome. Non so perché, sarà nel loro DNA, in quel cromosoma in più, ma per loro è più facile essere felici. Hanno una confidenza ed una fiducia che a noi manca e manifestano in modo esplicito le loro emozioni e qualsiasi comportamento affettivo”. Un modo per riflettere e ritrovare la propria serenità è perciò prendere spunto dagli attori intervistati da Ruffini nel libro, tutti facenti parte della compagnia teatrale Mayor Von Frinzus creata dal pedagogista e docente di storia e filosofia in un liceo livornese Lamberto Giannini, rinomato e illuminato regista teatrale che si occupa di marginalità sociali. Dalle testimonianze di queste persone nascono insegnamenti utili per ridimensionare l propria infelicità.

“Sono felice quando sono in me, - spiega ad esempio Federico Parlanti, rinomato attore della compagnia. “E quando sei in te?” , chiede Ruffini. “Quasi mai”, risponde sornione Federico fornendo risposte per ritrovare la felicità: “E' facile, mi guardi in faccia e sorridi. La felicità è sentire il battito del proprio cuore. I Down sono più felici, lo si vede dal viso e dalle mani. Per essere felice prima di tutto inizia a sognare”. Partecipa alle lezioni di felicità anche David, autistico e attore-cantante-ballerino di punta della compagnia che afferma “la felicità è gentilezza” . I ragazzi coinvolti nel testo non sono sempre felici, sarebbe ingannevole, ma toccano punte di serenità che gli altri spesso dimenticano, perciò il libro diventa un manuale ad azione curativa contro ansia e tristezza di chiunque. La felicità ad esempio per Paolo, Down e disabile, è “farsi una corsa” (vive sulla sedia a rotelle) e come antidoto alla tristezza lui consiglia di “pensare positivo, mai in negativo” .

Si è ispirata, invece, agli antichi greci la scrittrice filosofa Ilaria Gaspari nel momento più difficile della sua vita, la separazione dopo una convivenza decennale (dove lei è stata lasciata) e, quindi, il trasloco dalla casa comune, entrambe esperienze traumatiche. Mentre riempiva gli scatoloni, con un lacerante senso di infelicità, la scrittrice ha ritrovato i libri degli studi universitari che non sfiorava da anni, pieni di polvere. Così ha iniziato a sfogliarli e nelle pagine di autori come Pitagora, Parmenide, Epiteto e Pirrone, Epicuro e Diogene , ha trovato precetti antichi, riti, divieti, imposizioni (incluso il ‘vegetarianesimo’ di Pitagora), che ha seguito alla lettera curando le ferite dell’anima. Mettendo in opera i principi filosofici come fossero compiti ed esercizi quotidiani in modo a tratti esilaranti perché applicati volutamente senza considerare il senso delle metafore né l’epoca. E senza voler considerare che molti precetti sono il frutto di racconti tramandati di bocca in bocca e perciò così modificati da perdere un senso logico (come seguire alla lettera le 15 regole astruse del pitagorismo, i paradossi di Zenone, il cinismo epicureo o lo scioglilingua che vuole Apelle, figlio di Apollo che fece una palla di pelle di pollo’ ad esempio), è uscita dal senso opprimente di infelicità nel giro di sei settimane riuscendo perfino ad incontrare il suo ex senza contraccolpi.

Da questa esperienza è nato il nuovo testo ‘Lezioni di felicità. Esercizi filosofici per il buon uso della vita” (per Einaudi, Super ET Opera viva), che contiene esattamente gli stessi esercizi filosofici ai quali lei per prima si è sottoposta e che, a detta dell’autrice, sono sì una sovrabbondanza di precisi e rigidi precetti ma che, a me che in quel brutto periodo avevo bisogno di prescrizioni precise, ha effettivamente aiutato ad orientarmi. Le regole filosofiche ci insegneranno a sentirci padroni dell’attimo che sfugge”.

 

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