La legge su
femminicidio, più che sulla repressione, "punta a prevenire, a
fermare il ciclo della violenza prima che arrivi alle sue
estreme conseguenze, al femminicidio o al danno grave, o
irreparabile, alla persona". Lo ha detto la ministra per la
Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella,
intervenendo oggi a San Benedetto del Tronto al convegno "Donne
e diritti. Conoscere per contrastare la violenza di genere",
organizzato dall'associazione Giustizia Donna. "Questo, governo,
questa maggioranza sono vicini alle donne" ha aggiunto, citando
"i fondi raddoppiati per i centri antiviolenza e le case
rifugio". "Ma in realtà è tutto il Paese che è vicino alle
donne" ha detto ancora, ricordando il voto all'unanimità sulla
nuova legge sul femminicidio, la n. 168 del 2023, e l'emozione
provata "nel vedere i tabelloni dell'aula accendersi di luci
tutte verdi". "La violenza - ha proseguito - nasce da uno
squilibrio di potere. Le battaglie delle donne devono partire
dalle donne, ma coinvolgendo gli uomini, è fondamentale una loro
presa di coscienza". Le donne "hanno fatto una lunghissima
strada, se pensiamo che solo 30 o 40 anni fa una donna adultera
finiva in carcere, un uomo no". Ma le libertà conquistate le
hanno esposte a "nuovi conflitti: ancora oggi troppi uomini non
accettano che una donna possa scegliere". E si arriva così ai
femminicidi o alle donne sfigurate dall'acido, un fenomeno
cresciuto in fretta: "pensate che il primo uomo che lo ha fatto
è stato condannato ad un anno e 4 mesi, lei invece ha ancora
problemi di salute".
La nuova legge è intervenuta su alcune "smagliature" della
normativa precedente che era "buona", introducendo delle
innovazioni: rientrano nella prevenzione istituti come
l'Ammonimento del questore, la contrazione dei tempi a 20 giorni
tra la denuncia e l'adozione di misure cautelari, "l'attenzione
per i reati-spia, segnali di un atteggiamento violento che può
degenerare", "l'arresta in flagranza differita". Il voto
all'unanimità "ha dimostrato che si può fare, si può essere
insieme per le donne, per fermare la violenza" ha ribadito
Roccella, che ha citato anche le norme sulla certificazione
della parità di genere per le aziende, come istituti per
correggere quello "squilibrio di potere".
La sottosegretaria al Mef Lucia Albano si è soffermata invece
sulla "violenza economica, che è una tipica violenza di genere,
sono quelle azioni che tendono a comprimere le possibilità di
una donna di avere una sua autonomia economica. Poi ci sono lo
sfruttamento economico e addirittura il sabotaggio economico".
La senatrice Elena Leonardi, presidente della commissione
Femminicidio, ha sottolineato la necessità di fare formazione a
360 gradi per chi viene in contatto con una donna che ha subito
violenza: personale sanitario, forze dell'ordine, operatori dei
Cav. Anche il linguaggio è importante per evitare fenomeni di
vittimizzazione secondaria. E infine l'avvocato Francesca
Biancifiori, presidente di Giustizia Donna ha ricordato la
necessità di tutelare i minori, che spesso assistono a scene di
violenza.
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