Anche una forma di pressione non
violenta ma basata sulla "forza del numero" nei confronti degli
operai, come piazzarsi davanti a una trivella nel cantiere della
Tav, spesso oggetto di contestazioni, può essere reato. Perché,
infatti, si realizzi il reato di violenza privata "non si impone
che emergano gli estremi di una palesata energia fisica, né che
ricorrano comportamenti di manifesta valenza intimidatrice".
"Uno stato di coartazione psicologica" può prodursi "in capo
a chi lavori in un contesto quotidianamente soggetto ad
iniziative di pressione e manifestazioni di protesta, quando il
lavoratore si trovi al cospetto di più soggetti che dimostrano
il chiaro intento di interrompere le attività", pur senza
esplicite minacce. Lo sottolinea la Cassazione che ha accolto il
ricorso della procura di Torino contro l'ordinanza con cui il
Riesame aveva annullato le misure cautelari per cinque
manifestanti residente in Val di Susa indagati per aver
ostacolato uno dei cantieri della Tav.
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