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La clinica mobile per i migranti di Foggia riconosciuta dall'Oms

La clinica mobile per i migranti di Foggia riconosciuta dall'Oms

Il modello di assistenza al centro di un convegno in Regione

BARI, 07 giugno 2023, 15:30

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Grazie alla sua offerta di screening hcv e hiv, di visite mediche di base e ginecologiche e del supporto psicologico e legale, la clinica mobile per la cura dei lavoratori migranti in Capitanata è entrata a far parte delle 49 buone pratiche riconosciute dall'Oms nel campo della salute di rifugiati e migranti.
    Il modello di accoglienza, sviluppato dalla Regione Puglia con il contributo di Medici con l'Africa Cuamm Bari e della clinica di Malattie infettive e tropicali dell'Università di Bari, ha ottenuto il riconoscimento insieme a realtà provenienti da tutto il mondo ed è stato al centro di un convegno tenutosi questa mattina nel palazzo della Regione Puglia, dal titolo Flussi migratori, modelli di accoglienza e servizi sanitari. Lo rende noto un comunicato della Regione.
    Tale lavoro congiunto, avviato nel 2015, ha contribuito a rispondere ai bisogni sanitari della popolazione migrante e rifugiata delle province di Foggia e Bari che vive in condizioni igienico-sanitarie precarie, senza acqua corrente né elettricità, lontani dai servizi alla persona, in condizione di estrema marginalizzazione sociale.
    "Un riconoscimento all'intelligenza, alla dedizione e al profondo convincimento di tutta una comunità sulla necessità che alle parole seguano sempre i fatti - ha dichiarato il presidente della Regione Michele Emiliano, intervenuto al convegno in collegamento video -. La Puglia da questo punto di vista è certamente una delle regioni più avanzate d'Italia, abbiamo sempre considerato le persone come tali, senza mai distinguere la loro condizione legata al bisogno, alla necessità di salvaguardare la propria vita, la propria libertà di poter progredire e costruire progetti di vita approfittando anche delle condizioni di particolare benessere alle quali la nostra comunità ha avuto accesso. Il nostro è un meccanismo che considera il diritto alla salute come universale, senza distinzione di appartenenza".
   

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