"La aspettiamo a Bari, nel nostro
Istituto Tumori "Giovanni Paolo II" a Bari per condividere il
dono della musica con tutte le persone che amano le sue melodie
e la sua persona". Si conclude così la lettera inviata al
maestro Giovanni Allevi dalla musicoterapeuta Fulvia Lagattolla,
del servizio di Psiconcologia dell'Istituto, a nome dei pazienti
dell'oncologico barese. La lettera raccoglie le testimonianze
dei pazienti sull'importanza della musica nei percorsi di cura,
entusiasti delle parole e delle emozioni provocate dalla
performance di Allevi nella seconda puntata del Festival di
Sanremo.
"Ogni volta che mi muovo dal mio paese - racconta Stefano, di
40 anni, che dopo la chemio fa sempre la sessione di
musicoterapia - e qualcuno che incontro mi chiede come sto, io
rispondo che la chemio mi fa vivere, ma poi dopo so che c'è la
stanza felice dove viaggio con la musica. Solo dopo torno a casa
più sereno". "L'istituto Tumori di Bari - spiega all'ANSA il
direttore generale Alessandro Delle Donne - possiede cinque
pianoforti sparsi tra i vari reparti e fa della umanizzazione
delle cure e dell'uso terapeutico della musica una missione. Qui
suonano i pazienti nei gruppi di musicoterapia, suonano gli
operatori sanitari, suonano i musicisti del Conservatorio
"Niccolò Piccini" di Bari, con il quale vi è una convenzione per
donare musica ai pazienti. Tra tanti progetti di ricerca
farmacologici, sono attivi dei progetti di ricerca anche
sull'utilizzo mirato di interventi musicali, come ad esempio "I
suoni della Gentilezza", dedicato alle persone ricoverate e che
non possono muoversi dalle stanze".
"Quando ha parlato Allevi - conclude Laura, una donna di 50
anni al sesto ciclo di chemioterapia, - mi è sembrato che
parlasse proprio a me. Lo ringrazierei se potessi incontrarlo".
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