Il percorso espositivo si apre
con l'imponente Atlante della collezione Farnese. È il reperto
più ammirato fra i 324 che compongono la mostra "Terracqueo"
promossa dalla Fondazione Federico II aperta oggi nella sala
Moncada del Palazzo Reale. Atlante, che viene dal museo
archeologico di Napoli, è una statua di marmo del II secolo dopo
Cristo realizzata su ispirazione di un'altra scultura di epoca
ellenistica. Per i curatori della mostra Atlante, che sostiene
il globo, ne incarna lo dell'esposizione, quello di un rapporto
stretto tra mare e terraferma. L'opera ha inoltre un grande
valore scientifico: una sintesi tra arte e astronomia.
La mostra coglie anche i profili culturali e il valore
storico dei reperti, che si potranno visitare fino al 31 gennaio
2021. La sua imponenza non offusca l'importanza di tanti altri
pezzi tra cui uno dei rostri della celebre battaglia delle Egadi
tra romani e cartaginesi, la Nereide su Pistrice del primo
secolo dopo Cristo e altri reperti che colgono aspetti della
vita, dei riti e della natura umana come il Louterion, un
piccolo altare di bordo che serviva ai naviganti per i riti
dedicati agli dei. E c'è infine il cratere del venditore di
tonno del IV secolo avanti Cristo che viene dal museo
Mandralisca di Cefalù.
La mostra racconta il Mediterraneo in otto sezioni tra
passato e attualità: mare di storia, mare di migrazioni e
commerci, mare di guerre. Quello che rappresenta oggi, con gli
inevitabili richiami al grande dramma delle migrazioni e degli
scambi, è rappresentato con il linguaggio multimediale: le
immagini del reportage su un viaggio lungo otto mesi in 17 paesi
firmato dal giornalista Carlo Vulpio e dalla fotografa Lucia
Casamassina.
I temi e il senso della mostra sono stati presentati dalla
direttrice della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso,
dal presidente dell'Assemblea regionale Gianfranco Micciché e
dall'assessore ai Beni culturali, Alberto Samonà. Tutti concordi
su un punto cruciale: la mostra diventa occasione e spunto per
una riflessione su quello che è stato e su quello che oggi è il
Mediterraneo: uno spazio di vita nel quale si uniscono le terre
che lo circondano.
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