È accusato di aver appiccato il
24 luglio dello scorso anno, il devastante rogo che mandò in
fumo oltre 20 ettari di territorio a Cabras, in provincia di
Oristano, distruggendo fabbricati, oliveti storici, vigneti e
uccidendo decine di animali. In carcere con l'accusa di incendio
doloso è finito Claudio Piero Pili, 60 anni, del posto. L'uomo è
stato arrestato dal personale del Corpo forestale di Oristano su
ordine di custodia cautelare richiesto dal pm Valerio Bagattini
e firmato dalla gip Federica Fulghesu. Ad inchiodarlo ci sono le
indagini certosine condotte dalla Forestale su una serie di
incendi.
Secondo quanto riportato nell'ordinanza, Pili "faceva
notoriamente uso disinvolto del fuoco", bruciava sterpaglie e
rifiuti nel suo terreno. Durante una ispezione nelle pertinenze
della sua abitazione furono trovati cumuli di immondizia e
rottami e individuati quattro punti di raccolta in cui venivano
brucati. Un modo di agire che portò l'uomo nel tempo ad avere
frequenti litigi con i vicini: il rogo del 24 luglio risulta
essere stato appiccato proprio per danneggiare una famiglia. Le
fiamme furono innescate nel primo pomeriggio, in una giornata
classificata con "pericolo estremo", nello stesso momento in cui
bruciavano il Montiferru e il Monte Acri. Durante le operazione
di spegnimento una donna venne salvata mentre tentava di mettere
al sicuro i suoi gattini, evacuata anche un'abitazione lambita
dal fuoco. I danni furono ingentissimi e il Comune di Cabras
dichiarò lo stato di calamità naturale.
A meno di un anno di distanza dal rogo, la Forestale ha
chiuso il cerchio con l'arresto del presunto incendiario. "Le
specifiche circostanze e le modalità del fatto, di per sé fonte
di allarme sociale, valutate alla luce della personalità
dell'indagato, fanno ritenere assai concreto ed attuale - scrive
ancora la gip nell'ordinanza - specie in coincidenza con
l'approssimarsi della stagione degli incendi, il pericolo che se
lasciato libero commetta altri delitti della stessa specie".
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