(di Paolo Petroni)
Nel 2012 venne dichiarato dal Fai
''Parco più bello d'Italia'' quello del Vittoriale degli
Italiani sulle rive del lago di Garda, che quest'anno compie
cento anni, perché Gabriele d'Annunzio firmò il contratto di
affitto di quella che era allora Villa Cargnacco il primo
febbraio 2021 e infine ne formalizzò l'acquistò il 31 ottobre
dello stesso anno. ''Sono 10 ettari di meraviglie tra piante e
fiori, due laghetti, un incrociatore da guerra, un teatro e la
casa stessa con i suoi arredamenti: la visita è così un viaggio
nel gusto e nella mente di questo personaggio incredibile, uomo
del Rinascimento piombato nel '900'', come spiega Giordano Bruno
Guerri, presidente dal 2008 della Fondazione Vittoriale degli
Italiani, per far capire come mai questo luogo attragga e
conquisti visitatori stupefatti (nel 2019, prima della pandemia,
furono 290 mila), compresi i ragazzi arrivati preoccupati dalla
gita scolastica istruttiva e che escono entusiasti con gli occhi
scintillanti''.
L'anniversario verrà celebrato il domani, 20 giugno con
l'inaugurazione di un Vittoriale completamente recuperato dopo
gli ultimi restauri e l'apertura delle mostre ''Cento e cento e
cento e cento anni del Vittoriale'' e ''#DantePOP''. ''opere
d'arte, riaperture di spazi sono l'aspetto più visibile del
lavoro svolto dalla Fondazione in questi ultimi anni -
sottolinea il presidente - C'è però stata anche un'attività meno
vistosa e più importante: l'acquisizione d'una enorme mole di
documenti, editi e inediti, con aumento degli studi e
soprattutto il cambiamento di una vulgata su d'Annunzio
accumulata in oltre un secolo di pregiudizi, che sviliva la
complessità di un innovatore geniale e che si sta sgretolando
progressivamente, anche riguardo al suo rapporto col fascismo,
che sbeffeggiava a ogni occasione, visto che un Superuomo non
poteva essere un fascista''. Si legga il suo libro sull'impresa
fiumana ''Disobbedisco'' (Mondadori): ''Nelle luci e nell'ombra
di quei 16 mesi del 1919 ritroviamo molti aspetti del mondo di
oggi: la spettacolarizzazione della politica, la propaganda, la
ribellione generazionale, la festa come mezzo di contestazione,
la rivolta contro la finanza internazionale, il conflitto tra
nazionalismi, la trasgressione. Mussolini, che a Fiume tradì
d'Annunzio, saccheggiò quell'epopea adottandone la liturgia
della politica di massa: i discorsi dal balcone, il dialogo con
la folla, il 'me ne frego', l' 'eia eia alalà', riti e miti:
così l'Italia democratica ha voluto dimenticare che la 'Città di
Vita' fu anzitutto una contro-società sperimentale, in contrasto
sia con i valori e le idee dell'epoca sia, e tanto più, con
quelli del fascismo. Se molti legionari aderirono poi al regime,
come Ettore Muti, molti altri furono irriducibilmente
antifascisti, confinati o costretti a morire in esilio''.
Il presidente ricorda quindi che dal primo gennaio 2010 il
Vittoriale è una fondazione di diritto privato con un Consiglio
di amministrazione snello, nominato in gran parte del ministero
della cultura , che lo vigila. Per statuto ha poi un direttore
generale, che gestisce l'azienda, mentre il presidente si occupa
della gestione culturale: ''da allora il Vittoriale ,senza
gravare sulle tasse dei cittadini, produce utili e ricchezze,
oltre a bellezza e cultura''.
Uno dei vanti di Guerri sui risultati del suo lavoro,
''oltre a cedere il Casserotto sede della Presidenza, che
diverrà museo della Santa Fabbrica, e la casa del custode
trasformata in Centro multimediale, è, tra i recenti restauri,
l'essere riuscito a ricoprire finalmente, come da progetto del
poeta stesso, il teatro all'aperto del costosissimo marmo rosso
veronese, oltre a aver ridato l'aspetto originale alla piazzetta
Dalmata, ridipinte le facciate e ripuliti i marmi tornati ai
colori originali''. Per non parlare di un altro curioso
recupero, l'anfiteatro di cucce con al centro una fontana e,
dietro una piccionaia, una sala parto che il vate fece costruire
per i suoi cani. Del resto il Vittoriale è anche il risultato
dell'amore per la natura del poeta: ''ecologista ante litteram
volle che il giardino della Prioria non fosse imprigionato da
aiuole innaturali: il poeta della comunione tra uomo e bosco,
creatura e mare, essere animale e creato, protestava contro
l'arbitrio umano contro l'arroganza di chi uccide il bello
indifeso, naturale''.
Il presidente precisa che ''capire il Vittoriale senza
conoscere d'Annunzio è come guardare i geroglifici belli e
incomprensibili prima della stele di Rosetta'' e quindi
l'impegno con i visitatori va anche in questo senso, visto che
d'Annunzio ha scritto a suo tempo: ''Nessuno immagina con che
ansia io sia entrato in questo rifugio, con che bisogno di
sprofondarmi in me stesso e nella più segreta sorgente della mia
poesia''.
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