(di Alessandra Baldini)
ll presidente George W. Bush non
conosceva il nome del suo comandante in Afghanistan e non voleva
trovare il tempo per incontrarlo. Il capo del Pentagono Donald
Rumsfeld, per sua stessa ammissione, non aveva "alcuna visione
su chi erano i cattivi". Queste e altre rivelazioni scottanti
sulla scia del disastroso ritiro americano dall'Afghanistan
arrivano anche in Italia. "The Afghanistan Papers" del
giornalista investigativo del Washington Post Craig Whitlock
sara' pubblicato il 30 settembre da Newton Compton col titolo
"Dossier Afghanistan. La storia segreta della guerra".
Il libro e' uscito negli Usa il 31 agosto ed ha subito
suscitato polemiche perche' mette sul banco degli imputati tre
presidenti - oltre Bush anche Barack Obama e Donald Trump - e i
vertici militari e dell'intelligence. Whitlock, tre volte
finalista ai Pulitzer, racconta una storia sconcertante per i
paralleli con la guerra del Vietnam tanto che gli "Afghanistan
Papers" sono stati subito paragonati ai Pentagon Papers che
Washington Post e New York Times ottennero dalla talpa Daniel
Ellsberg e che servirono a sbugiardare la versione rosea del
Pentagono sull'andamento del conflitto nelle giungle di
Indocina.
Cosi' come i 'Pentagon Papers' cambiarono la percezione del
Vietnam da parte del pubblico, il "Dossier Afganistan" contiene
rivelazioni sorprendenti ddi centinaia di insider che hanno
avuto un ruolo diretto nella guerra. vengono cosi' a galla le
bugie utilizzate per giustificare un conflitto senza fine. Dal
2001 oltre 775 mila militari Usa sono stati impiegati in
Afghanistan, molti ripetutamente. Di questi 2.300 sono morti e
oltre 20 mila sono rimasti feriti.
Il racconto di "Dossier Afghanistan" si basa su documenti top
secret e interviste con centinaia di persone che sapevano che il
governo degli Stati Uniti stava presentando una versione
distorta, e talvolta completamente inventata, dei fatti. I
documenti erano frutto di un progetto federale commissionato per
capire le cause del falimento della piu' lunga guerra della
storia americana. "Parlavano francamente perche' pensavano che
le loro dichiarazioni non sarebbero mai diventate pubbliche",
spiega Whitlock che ha impiegato tre anni per ottenere il
materiale usando il Freedom of Information Act.
A differenza del Vietnam e dell'Iraq, l'invasione americana
dell'Afghanistan dopo l'11 settembre 2001 ebbe inizialmente
sostegno quasi unanime da parte dell'opinione pubblica.
All'inizio, gli obiettivi erano chiari: sconfiggere al-Qaeda e
prevenire il ripetersi di attacchi terroristici. Tuttavia, dopo
soli due anni e dopo la rimozione dei Talebani dal potere, la
missione prese un'altra strada, lasciando l'esercito americano
impantanato in un conflitto di guerriglia impossibile da
vincere. Nessun presidente volle ammettere il fallimento: al
contrario, Bush, Obama e Trump continuarono a inviare truppe
affermando che si stavano facendo progressi pur sapendo che non
c'erano prospettive realistiche di vittoria.
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