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La Treccani ricorda Livio Labor a 25 anni dalla morte

La Treccani ricorda Livio Labor a 25 anni dalla morte

La voce di Giuseppe Sircana nel Dizionario biografico

ROMA, 09 aprile 2024, 19:07

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Livio Labor, in occasione dei 25 anni dalla scomparsa, viene ricordato in una voce del Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, curata da Giuseppe Sircana, come il protagonista della battaglia per l'affermazione dell'autonomia delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI) dalla Democrazia Cristiana (DC), intesa "non come un divieto della politicità dell'organizzazione ma come un presupposto del suo pieno dispiegarsi sul terreno suo proprio, quello culturale e sociale".
    Nato a Leopoli il 1° luglio 1918 da Marcello, medico chirurgo, e da Elsa Reiss, visse con la famiglia fra Trieste e Pola fino al 1936 e studiò filosofia all'Università cattolica di Milano. Su di lui ebbe una grande influenza la figura del padre, socialista ed ebreo, che nel 1914 si era convertito alla fede cattolica e fu ordinato sacerdote nel 1938.
    Impegnato in un'intensa attività di apostolato religioso nelle file della Compagnia di S. Paolo, Labor si laureò nel 1940 con una tesi sulla perfezione della natura umana e lavorò a Roma presso l'Istituto cattolico di attività sociali (ICAS), come redattore per le questioni sindacali del periodico Orientamenti sociali e come organizzatore dei corsi di formazione per giovani sindacalisti.
    Votato all'impegno sociale e all'apostolato religioso, Labor divenne vicepresidente provinciale delle ACLI e in seguito membro della presidenza nazionale, con l'incarico di responsabile della formazione e poi come vicepresidente centrale.
    Eletto presidente nel 1961, Labor si caratterizzò subito per la determinazione con cui percorse la strada dell'autonomia, convinto che il rapporto del suo movimento con il partito democristiano doveva intendersi come tra due forze perfettamente autonome l'una dall'altra e dialoganti, fuori d'ogni subordinazione o strumentalizzazione.
    Grazie a lui, le ACLI ebbero una grande espansione organizzativa e una crescente influenza nella società civile, nella vita politica e nella comunità ecclesiale, investita dallo spirito nuovo del concilio ecumenico Vaticano II.
    Dopo il congresso di Torino del 1969, nel quale l'86% dei delegati approvò l'affermazione del "non-collateralismo" con la DC e del voto libero, Labor lasciò la presidenza, e poi anche il consiglio nazionale, per non coinvolgere le ACLI nelle sue scelte personali sul terreno politico.
    Dopo essere stato fra i principali fondatori del Movimento politico dei lavoratori (MPL), il primo tentativo di un partito di ispirazione cattolica alternativo alla DC, Labor confluì nel Partito Socialista Italiano (PSI), dove si ritrovò sulle posizioni della sinistra di Riccardo Lombardi e nel 1976 fu eletto al Senato. Nominato nel 1992 presidente dell'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (ISFOL), Labor fu in seguito tra i promotori del Comitato italiano per i diritti degli anziani, di cui divenne presidente e al quale dedicò le sue ultime energie. Morì a Roma il 9 aprile 1999. 
   

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