(di Amalia Angotti)
"Abbiamo dovuto scommettere sul
futuro e i fatti hanno superato le nostre aspettative. Quando ci
siamo messi al lavoro non sapevamo nemmeno se si sarebbe potuto
fare, ma non abbiamo mai lavorato per un Salone dimezzato.
Abbiamo lavorato come se tutto questo sarebbe potuto succedere".
Alla vigilia del Salone Internazionale del libro, che si apre
giovedì al Lingotto Fiere di Torino, il direttore Nicola Lagioia
non nasconde la soddisfazione perchè "la sfida è stata vinta". E
le ultime disposizioni governative, che consentono di estendere
la grandezza delle sale, sono la premessa migliore, una sorta di
premio "al coraggio degli organizzatori, alla capacità di tenere
i nervi saldi".
"E' successo qualcosa di veramente inaspettato. Arriviamo a
questo Salone del lIbro - spiega Lagioia - in una forma che
sarebbe stata più che auspicabile quando ci siamo messi al
lavoro. Ricordo una riunione drammatica, non per l'esito ma per
l'intensità, in cui dovevamo decidere per il sì o per il no. Il
salone è un progetto che richiede mesi di lavoro, se avessimo
posposto non avremmo potuto organizzarlo. Abbiamo deciso per il
sì e non per caso, ma grazie alla campagna vaccinale, il Salone
si può fare".
C'è una cosa che sta molto a cuore a Lagioia. "Pensavamo che
sarebbe stato un Salone italiano perchè le frontiere erano
chiuse e sarà invece il più internazionale di sempre. Tutti gli
editori che c'erano nel 2018 e nel 2019 ci sono, anzi qualcuno
viene per la prima volta. E il fatto di battezzare nuovi editori
che nascono è una cosa bellissima". Cosa si aspetta il direttore
del Salone da questa edizione 'speciale'? "Noi mettiamo
giocatori in campo, non sappiamo cosa faranno. Quando abbiamo
organizzato l'incontro con Bertolucci e Guadagnino non sapevamo
cosa sarebbe successo. Spero che la mia aspettativa sia
superata", dice Lagioia.
"Autori, autrici, scienziati, economisti, filosofi da tutte
le parti del mondo - spiega il direttore del Salone - si
troveranno a parlare del Covid e del cambiamento climatico.
Vedremo come autori diversi con approcci diversi rifletteranno
su temi comuni". Lagioia sottolinea anche il ruolo del Salone
del Libro per Torino e per il Paese: "Quest'anno sarà in Europa
la fiera in grado di attrarre più operatori, autori, spero anche
pubblico. E' un laboratorio di idee, un luogo di ragionamento in
cui alcune delle menti più brillanti si danno appuntamento per
interpretare il tempo in cui viviamo e immaginare il futuro".
Infine, un messaggio alle istituzioni: "progetti come il
Salone non bastano, tutti devono fare la loro parte. Ci vuole
una norma quadro che tenga insieme le varie realtà importanti.
L'editoria è uno dei pochi settori culturali che si mantiene da
se, grazie ai propri lettori, ma ci vogliono norme che
sostengano tutta la filiera, case editrici, librerie,
biblioteche e scuole. La battaglia per la promozione della
lettura è una battaglia per la civiltà e la democrazia".
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