L'unico palco su cui si può
salire, una vetrina da milioni di spettatori. E allora Sanremo
diventa megafono per le rimostranze dei lavoratori dello
spettacolo, fermi da un anno e tra i settori più penalizzati
dalla pandemia, con cinema e teatri chiusi da mesi.
Da Giuliano Sangiorgi a Monica Guerritore, passando per
Michele Bravi e Lo Stato Sociale che ha portato nella serata
delle cover un monologo e due gestori di locali, in molti hanno
lanciato appelli affinché si riparta e il settore abbia i giusti
riconoscimenti. E' arrivata all'Ariston anche la campagna "I
diritti sono uno spettacolo - Non mettiamoli in pausa" con
alcuni dei cantanti in gara (tra questi Willie Peyote e Fedez)
che hanno aderito mostrando i simboli (un play e un pause) della
campagna che vuole tenere alta l'attenzione sul mondo dello
spettacolo.
Lo Stato Sociale, in particolare, con Emanuela Fanelli e
Francesco Pannofino, ieri hanno elencato i nomi di sale di tutta
Italia chiuse per sempre o in attesa di riaprire, "con migliaia
di live fermi e 10
mila persone che non lavorano più da un anno, ma non sarà per
sempre", meritandosi anche la standing ovation dell'orchestra,
unico pubblico presente in sala. "E' una decina di anni che la
band esiste - spiegano a freddo Lodo e compagni, che forse
meritavano di esibirsi prima dell'1 - e da sempre siamo persone
attente a quello che succede fuori. Il palcoscenico è il modo
per raccontare l'universo che ci circonda. Noi facciamo perché
abbiamo quello spirito lì: per cambiare il mondo, ci devi stare
dentro. Anche il brano che portiamo in gara, Combat pop, vuole
mettere insieme lo spirito combattivo, la critica sociale e la
nostra visione del mondo: perché essere pop non è il male, ma
vuol dire arrivare a più persone possibili."
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