(di Francesco Gallo)
Gli eroi non necessariamente devono essere vincenti. A volte
sono uomini del tutto comuni capaci di coraggio, ma solo per
disperazione. È il caso del protagonista de Il Mistero di Donald
C. di James Marsh (La teoria del tutto), nelle sale italiane dal
5 aprile distribuito da Adler Entertainment e Good Films. Il
film racconta l'incredibile storia vera di Donald Crowhurst (il
premio Oscar, Colin Firth), velista amatoriale che partecipò
alla Golden Globe Race del Sunday Times nel 1968, con la
speranza di diventare la prima persona nella storia a
circumnavigare il globo in solitaria senza soste.
Fin qui nulla di strano. Ma Donald Crowhurst sposato
felicemente con tre figli piccoli, era un uomo del tutto comune,
un uomo dalla vita ordinaria spinto a quest'avventura solo per
un'ambizione mai davvero espressa.
Non solo, la sua barca non era affatto pronta per la regata,
gli sponsor si erano comportati con lui come degli strozzini
facendogli impegnare casa e azienda, ma nonostante questo Donald
lascia la moglie Clare (il premio Oscar Rachel Weisz) e i loro
figli, imbarcandosi, non senza esitazioni, nell'avventura a
bordo del trimarano Teignmouth Electron (ovvero il nome della
sua azienda di innovative apparecchiature elettroniche per
natanti) .
Quello che dovrà affrontare Donald, una volta iniziata la
crociera in solitaria intorno al mondo senza scalo, sarà
veramente oltre le sue possibilità. A lui toccheranno decisioni
difficili da prendere fino a quell'ultimo atto che lo renderà un
eroe 'sconfitto', ma anche per questo ancora di più un eroe
vero.
"La gente capirà vedendo questo film - dice Colin Firth -
cosa si prova ad andare oltre il proprio limite. Al di là del
desiderio di fare qualcosa di estremo, le persone riusciranno
anche a vedere come ci siano sempre dei fattori casuali che
sembrano cospirare contro il nostro personaggio. Tutte le storie
di preparazione di grandi eventi sono in parte simili, cambiano
solo dei particolari che rendono tutto più difficile o più
facile. Anche se considero la mia vita - dice l'attore inglese -
ci sono state tante cose che ho fatto che avrei dovuto lasciare
perdere, cose sbagliate che riesci davvero ad identificare solo
in retrospettiva. Se si considerano le grandi imprese - conclude
Colin Firth - a volte il finale è legato a un filo sottile che
fa sì che le cose vadano bene, per il verso giusto, o male.
Insomma quello che conta è sempre il caso".
Frase cult del film quella che dice lo stesso protagonista
Donald Crowhurst: "Ho deciso di andare perché se fossi rimasto
non avrei più avuto pace".
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