Se il lavoro è di qualità, l'avanzata
dei robot non fa più paura. Per vincere la sfida che
l'innovazione tecnologica lancia al mondo del lavoro servono più
formazione e capacità trasversali. Soprattutto considerando che
i dati attuali non sono incoraggianti: tra il 2011 e il 2017 le
imprese industriali con almeno un dirigente in organico sono
diminuite del 16% passando dalle 18.724 unità del 2011 alle
15.742 del 2017. E' quanto emerge dall'assemblea nazionale di
Federmanager in cui è stata presentata un'analisi che la stessa
organizzazione ha prodotto in base a dati Inps.
"Bisogna puntare su competenze qualificate e su manager capaci
di governare l'innovazione", ha detto il presidente di
Federmanager, Stefano Cuzzilla, "manca ancora un vero piano sul
Lavoro 4.0. Questo intervento doveva partire contemporaneamente
all'investimento nei macchinari, che certamente ha avuto effetti
propulsivi sull'industria, ma oggi serve la spinta giusta per
favorire l'ingresso in azienda delle figure capaci di gestire le
macchine". Rivolgendosi al prossimo esecutivo, Cuzzilla ha poi
aggiunto: "È fondamentale che trovi le risorse per colmare il
gap di professionalità con alta qualifica, investendo in
formazione e nella valorizzazione delle competenze manageriali.
Altrimenti, finiremo confinati in un equilibrio basso, che fa a
pugni con la nostra vocazione di grande Paese industriale".
Tornando ai dati nel periodo considerato il numero dei manager
si è contratto segnando un -9,5%. Il trend negativo è
principalmente concentrato nelle piccole e piccolissime imprese,
che hanno chiuso o hanno perso managerialità. In 7 anni, invece,
il numero medio di dirigenti è più che raddoppiato nelle aziende
che contano tra 11 e i 50 manager ed è incrementato di quasi il
50% in quelle di grandi dimensioni, dotate di un organico
superiore a 50 manager.
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