Il processo di rallentamento
dell'inflazione, scrive l'Istat nel focus, sta incontrando
maggiori resistenze dal lato dei servizi. Nel corso del 2023 la
fase di decelerazione ha cominciato a manifestarsi più tardi
rispetto a quella di altre componenti (quali ad esempio gli
alimentari), risultando meno accentuata e più lenta. Inoltre, la
prima fase di rallentamento (tra maggio e agosto 2023) è stata
determinata dal minore apporto dei servizi con prezzi a
carattere non persistente, mentre la componente persistente
continuava a fornire un contributo crescente. La fase di
decelerazione osservata tra ottobre e febbraio 2024 ha invece
beneficiato anche della riduzione del contributo fornito dai
servizi a prezzi persistenti.
La risalita della variazione tendenziale dell'indicatore dei
servizi in marzo (+3,3%, dal +3,1% del mese precedente) è invece
interamente dovuta alla componente di prezzo non persistente (il
cui contributo è infatti aumentato di 0,2 punti percentuali, da
1,2 a 1,4), a fronte della prosecuzione della tendenza alla
moderazione dei prezzi persistenti.
In sintesi, conclude l'Istat, nel breve periodo la rapidità
degli effetti dell'azione di contenimento da parte della Banca
Centrale Europea sembrerebbe dipendere, a parità di altre
condizioni, dalla misura in cui l'inflazione è guidata da
prodotti la cui dinamica dei prezzi tende a essere transitoria.
In un arco temporale di qualche mese, invece, la prosecuzione
della tendenza al ridimensionamento dell'inflazione è legata al
perdurare della diminuzione del contributo fornito dai prezzi
persistenti. Questi ultimi hanno infatti indirizzato la dinamica
di rallentamento dell'inflazione osservata a partire dalla
primavera del 2023. Le interruzioni di questa tendenza, se
determinate dai prezzi non persistenti (come nel caso
dell'indice dei servizi a marzo 2024), dovrebbero quindi essere
di natura temporanea.
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