L'Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Diritti Umani ha oggi espresso allarme per la
"violenta repressione" in Iran di donne e ragazze in relazione
all'obbligo di indossare l'hijab e per un progetto di legge che
rischia di imporre sanzioni ancora più severe le per chi viola
il codice di abbigliamento. Tale progetto "deve essere
accantonato", ha affermato un portavoce dell'Ufficio dell'Alto
commissario Onu per i diritti umani.
L'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani Volker Türk chiede
"al governo iraniano di eliminare tutte le forme di
discriminazione e violenza basate sul genere, anche tramite la
revisione e l'abrogazione di leggi, politiche e pratiche
dannose, in linea con le norme e gli standard internazionali sui
diritti umani", ha riferito il portavoce in un briefing per la
stampa.
"Abbiamo ricevuto informazioni secondo cui la polizia
iraniana in uniforme e in borghese sta attuando una violenta
repressione in tutto il Paese contro le donne e le ragazze, ai
sensi delle rigide leggi nazionali sull'hijab, così come contro
gli uomini che le sostengono. Abbiamo ricevuto segnalazioni di
diffusi arresti e molestie nei confronti di donne e ragazze,
molte delle quali di età compresa tra 15 e 17 anni", ha
affermato il portavoce Jeremy Laurence.
Il 21 aprile è stata inoltre annunciata la creazione di un
nuovo organismo per far rispettare le leggi esistenti sull'hijab
obbligatorio, aggiungendo che i membri del Corpo delle Guardie
della Rivoluzione Islamica sono stati addestrati a farlo "in
modo più serio" negli spazi pubblici, ha ricordato il portavoce.
Le Nazioni Unite sono inoltre preoccupate "per il fatto che un
progetto di legge sul "Sostegno alla famiglia promuovendo la
cultura della castità e dell'hijab" - che impone punizioni
ancora più severe - sia prossimo all'approvazione finale da
parte del Consiglio dei Guardiani.
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