(di Alessandro Logroscino)
Approdato a Londra in veste di
ambasciatore d'Italia alla Corte di San Giacomo per affrontare
le sfide del dopo Brexit, Raffaele Trombetta, napoletano, 62
anni, si è ritrovato poi a gestire i rapporti diplomatici e i
profondi legami con il Regno Unito sotto il segno di scossoni
epocali di portata globale quali l'emergenza Covid e, a seguire,
l'invasione russa dell'Ucraina che insanguina l'Europa.
Un'esperienza tuttora in corso, su cui ha accettato di tracciare
un punto in risposta ad alcune domande dell'ANSA.
1. Gli effetti della pandemia e la tragica guerra in Ucraina
sembrano destinati a sfumare, se non ad assorbire, buona parte
degli attesi contraccolpi della Brexit nel Regno dietro l'ombra
d'incognite planetarie ancor più gravi, d'un cambiamento dei
paradigmi internazionali, d'un rimescolamento delle carte in
seno allo stesso fronte delle democrazie occidentali. Cosa
cambia per il governo di Boris Johnson, e per l'Italia nelle
relazioni con Londra?
R. "Il governo britannico ha saputo rispondere efficacemente
alla pandemia e in seguito prestare il proprio contributo alla
guerra in Ucraina, ponendosi di fatto in linea con l'approccio
europeo ai due eventi. Unirsi alle sanzioni europee è stato in
particolare significativo, soprattutto in relazione
all'importante volume d'affari tra UK e Russia. L'impatto della
pandemia e quello del conflitto ucraino - o più in generale la
situazione d'incertezza e instabilità nel panorama
internazionale - hanno in un certo senso attutito quelle che si
credeva sarebbero state le conseguenze più dure della Brexit.
Roma e Londra continuano intanto il proprio percorso di
collaborazione ed alleanza sulla base dei valori comuni -
democrazia, diritti umani, libertà dell'individuo, sistema
economico liberale - ma l'Italia seguiterà al contempo a
ribadire con forza l'impegno nel progetto europeo: ferma
restando l'importanza di un quadro di armonia tra UK e Ue".
2. Al netto delle emergenze attuali, che spazio c'è oggi per
l'ordinaria amministrazione nelle relazioni bilaterali e quali
sono le nostre priorità rispetto a un Paese amico che è ormai
fuori dal club dei 27, ma con il quale i legami restano
strettissimi nell'interscambio economico e di persone, oltre che
in vari forum?
R. "Nel dopo Brexit si è aperta una fase dei rapporti tra i
due Paesi che, pur nella centralità dei nostri impegni nel
quadro europeo, non impedisce una convinta cooperazione su
sostenibilità, sviluppo, innovazione, scambi commerciali, adesso
anche nel comune sostegno a tutto campo all'Ucraina. Per
l'Italia rimangono del resto nodali alcune grandi linee di
azione: la tutela della nostra grandissima collettività,
concentrata a Londra ma presente in maniera capillare in tutto
il Regno; il sostegno alle imprese italiane che operano
oltremanica, che Brexit ha messo in una posizione nuova; le
azioni a sostegno del mondo accademico, con un occhio di
riguardo all'estesa comunità di nostri docenti, ricercatori,
studenti".
3. Lo sganciamento dell'isola da Bruxelles ha determinato fra
le altre cose un cambiamento nella politica britannica in
materia d'immigrazione: con la fine della libertà di movimento
dai Paesi Ue - Italia compresa - per motivi di lavoro o di
studio; ma anche nuove opportunità per profili professionali
qualificati. Quale impatto rileva per gli italiani, giovani in
primis?
R. "In base a dati recenti, nel 2021 il numero di domande
d'ammissione di studenti europei alle Università britanniche è
sceso del 40%. È ragionevole presumere che tra le cause di
questo declino significativo ci sia proprio la Brexit ed i
conseguenti aumenti delle rette universitarie per i cittadini
Ue, oltre alle difficoltà legate alle procedure d'acquisizione
dei visti. Dai contatti che ho con i principali atenei
britannici, questo è uno dei temi preoccupa anche loro, assieme
alla negoziazione sulla partecipazione al programma di ricerca
EU Horizon Europe, maggior canale di finanziamento europeo. La
cooperazione in ambito accademico in ogni caso continua a
mantenere un ruolo centrale: le prime 14 università italiane
producono tuttora in media il 12,9% delle pubblicazioni in
collaborazione col Regno Unito".
4. Un'ultima domanda. Nel 2022, fra tanti venti di tempesta,
Elisabetta II celebra il Giubileo di Platino dei suoi 70 anni di
regno ancora come di punto di riferimento, per i britannici e
non solo. Quali sentimenti e auspici sente di esprimere?
R. "La regina Elisabetta è un punto di riferimento per il
Regno Unito e per tutto il mondo occidentale. Nelle occasioni in
cui ho avuto il privilegio d'incontrarla, ad esempio durante la
cerimonia di presentazione delle lettere credenziali, sono
rimasto colpito dalla sua capacità di mettere con semplicità a
proprio agio l'interlocutore: tratto che, a mio modo di vedere,
è tipico di chi gode di un'innata autorevolezza. Questo
settantesimo anniversario è un fatto unico, un'occasione
speciale per guardarsi indietro e riflettere. Essendo mia moglie
inglese, mi sento particolarmente legato a questo Paese e non
nascondo che in casa si respira la solenne particolarità del
momento. L'auspicio è poterla vivere con serenità".
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