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La parola della settimana è 'ascolto' (di Massimo Sebastiani)

La parola della settimana è 'ascolto' (di Massimo Sebastiani)

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29 gennaio 2021, 21:21

Redazione ANSA

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La parola della settimana - Ascolto - RIPRODUZIONE RISERVATA

La parola della settimana - Ascolto - RIPRODUZIONE RISERVATA
La parola della settimana - Ascolto - RIPRODUZIONE RISERVATA

Niente come una crisi politica scatena, almeno in Italia, la fantasia un po’ ripetitiva dei commentatori. Le parole, letteralmente, si sprecano ed è tutto un fiorire di metafore perlopiù ispirate al western, al calcio e all’arte della guerra. A parte l’aggettivo surreale, di gran lunga il più usato per definire la crisi politica formalizzata dalle dimissioni del premier Giuseppe Conte che sembra evidentemente un’insolita crepa in una solida realtà, perché questo è il senso di una parola derivata dal francese ma molti anni dopo la nascita del surrealismo, è un tripudio di formule ed espressioni come mezzogiorno di fuoco, i duellanti, lo stallo messicano, fratelli coltelli, tempi supplementari, aspiranti premier che si scaldano a bordocampo, mossa del cavallo, truppe in marcia, sherpa della politica. E naturalmente tensioni, ostacoli, appelli, paletti, scatti, salti di qualità.

Parole, parole, parole, come recitava più che cantare la grande Mina, nella geniale canzone scritta da Leo Chiosso e Giancarlo Del Re, autori del programma tv Teatro 10, di cui era la sigla, irridendo le bonarie fanfaronate del latin lover dell’epoca, Alberto Lupo: 'le rose e i violini / questa sera raccontali a un’altra', diceva Mina. Come dire: non mi incanti con le tue parole vuote, parole a cui, è evidentemente il sospetto di Mina, non seguono o non corrispondono gesti conseguenti. Sembra essere la descrizione dell’incredulità e del sospetto con cui la maggior parte degli italiani, almeno stando ai sondaggi, assiste al dipanarsi di questa crisi.

 

Ascolta "La parola della settimana: ascolto (di Massimo Sebastiani)" su Spreaker.

 

Eppure nella selva delle espressioni ricorrenti e dei reciproci rimproveri a volte emerge una parola diversa, che sembra avere più peso, una parola più semplice, più comune e eppure più intensa, più vera dei vari perimetri, appoggi esterni, sfiducie costruttive. E’ il caso di ascolto. 'Mi aspettavo da parte di Conte maggiore ascolto', ha detto l’ex ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, sottolineando che negli anni della sua esperienza sindacale ha imparato che nei momenti più duri dello scontro bisogna saper ascoltare. E Matteo Renzi ha incalzato: 'Non dateci ragione il giorno dopo, dateci ascolto oggi'. E non sono gli unici che hanno chiesto ascolto o la possibilità di parlare. Sembra di ascoltare, è il caso di dirlo, l’appello dolente di Peter Gabriel alla figlia che si chiude in se stessa e non gli parla.

Negli ultimi anni d’altra parte, guidato dalla psicanalisi ma non solo, l’ascolto è stato fortemente rivalutato soprattutto in contrapposizione ad una vita che si presume frenetica, distratta, superficiale. L’ascolto attivo o ascolto emotivo è stato messo dai pedagogisti alla base di una educazione tollerante, liberale e costruttiva e in tante pratiche che ormai vanno per la maggiore dalla meditazione allo Yoga al metodo Feldenkrais, l’ascolto è al tempo stesso il punto di partenza e l’obiettivo. Quante volte avete sentito dire: ascolta il tuo corpo? Il sottinteso è: lui ti sta già parlando, ti manda segnali ma tu non li cogli. Sembra di sentire la Bellanova. E Sofia Goggia, che sta incantando con le sue prestazioni in Coppa del mondo di sci, soprattutto nella discesa libera, ha detto semplicemente: 'Vinco perché mi ascolto'.

L’ascolto attivo fa miracoli, letteralmente. Il genio della lampada è colui che esaudisce i desideri ascoltandoli: e infatti esaudire è una parola che deriva da ex e audere, cioè ascoltare. Sembra voler dire che per soddisfare qualcuno non serve una magia, basta ascoltare. Tutta la psicanalisi (ma anche tutti i più forti rapporti di amicizia e di amore) si basano su questo in fondo. E questa parola deriva da auris, orecchio, e in latino era auscultare, cioè porgere attentamente l’orecchio. Dell'americana Kate Murphy, divulgatrice ve collaboratrice del New York Times, è da poco uscito un libro dal titolo inequivoco: L’arte di sapere ascoltare (sottotitolo: Che cosa ti perdi se non ascolti e perché è importante. Una lettura da consigliare ai protagonisti delle crisi anche se, ha ammonito Paola Binetti, indicata all’inizio tra i possibili volenterosi, responsabili o costruttori: 'ascolto un mucchio di ragionamenti contorti, ipotesi surreali, castelli retorici'

Quando la musica racconta l’ascolto, in genere lo connette al cuore più che alla ragione, da Laura Pausini a Beyoncé, ma c’è anche chi ha scritto e cantato versi che se si chiudono gli occhi e si decontestualizzano un po’, potrebbero perfino far pensare a questi interminabili giorni di crisi.

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