"Ero convinto che avremmo portato a
casa una medaglia. Vedevo il gruppo formarsi, i ragazzi
diventare sempre più uniti. Se non avessimo incontrato il
Giappone, potevamo centrare anche l'argento. Ma il bronzo resta
comunque una grande emozione e un ricordo indelebile": Daniele
Arrigoni, ct delle Rappresentative di Lega Pro, è l'uomo
vincente che lo scorso anno ha portato la Nazionale
Universitaria alla conquista del bronzo nel calcio maschile. Era
il 13 luglio 2019: la finale per il terzo e quarto posto
l'Italia la giocò e vinse contro la Russia (6-5 ai rigori, dopo
il 2-2 dei tempi regolamentari) in un torrido pomeriggio a
Salerno. La sera il Giappone batteva il Brasile 4-1 nella
finalissima per l'oro.
La squadra era in ritiro a Fisciano, nel campus universitario a
pochi chilometri da Salerno. Si era creato un ambiente sereno e
festoso, di grande complicità. "Quello è stato il vero segreto -
afferma Arrigoni - Avevamo avuto poco tempo per preparare tutto,
appena 3 stage prima di partire. Ai giocatori avevo detto che
dovevano cercare di conoscersi, era la cosa più importante per
poi creare il gruppo sul campo, quell'unione che si è
concretizzata e che ha portato poi alla medaglia. Ma anche tutto
lo staff che era con noi ha contribuito. Siamo stati davvero una
squadra, ognuno ha dato tutto. A partire dal Presidente Ghirelli
che ci ha sempre creduto e sostenuto e si è prodigato in tutti i
modi per starci sempre vicino e non mancare una partita". Oggi
è anche il compleanno della Lega Pro, nata il 13 luglio 1959. Lo
scorso anno, per festeggiare, il 16 luglio fu organizzata una
giornata ricca di eventi a cui presenziò anche il Presidente
della Fifa Gianni Infantino. Arrigoni lo ricorda con orgoglio.
"Ci fu un dibattito molto interessante la mattina con Arrigo
Sacchi. Ma mi ha anche molto emozionato ricevere la medaglia
dell'Universiade a Palazzo Vecchio nel pomeriggio". Che augurio
fa alla Lega Pro? "Che si possa ripartire con una serenità
diversa, ne abbiamo tutti bisogno. E spero che a settembre si
possa ricominciare a lavorare: è stato un periodo duro e anche i
ragazzi hanno bisogno di ritrovarsi sul campo".
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