Al via da oggi il recupero dei
resti del relitto del peschereccio Bora Bora naufragato nel
giugno 2019 in seguito all'incaglio nelle acque antistanti
l'isola di Montecristo (Livorno). Lo rende noto la guardia
costiera spiegando che le operazioni "sono state possibili
grazie alla costituzione di una sinergica rete tra pubblico e
privato che ha consentito di realizzare questo intervento in
un'area di particolare pregio naturalistico, parte integrante
del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e ricompresa nel
perimetro del cosiddetto Santuario dei cetacei".
Per procedere alla 'liberazione' del fondale marino dal
relitto presente, su autorizzazione della direzione generale per
il mare e le coste (Mac) del ministero della Transazione
ecologica, una nave della società Consortile Castalia Scpa della
flotta ministeriale "contrattualizzata per l'espletamento del
servizio di antinquinamento marino, allo scopo di contenere e
rimuovere prontamente eventuali fuoriuscite di residui
idrocarburici". Il recupero, si precisa, è stato reso possibile
grazie al contributo offerto da alcuni imprenditori definito
fondamentale dall'ammiraglio Aurelio Caligiore, capo del reparto
ambientale marino delle Capitanerie di porto: "L'attuale quadro
normativo - ha spiegato Caligiore - non contempla la possibilità
di interventi, da parte delle amministrazioni dello Stato". Per
questo il recupero del Bora Bora è ritenuto un "intervento
pilota, realizzato per la prima volta e che ci si augura possa
servire da stimolo per il legislatore da un lato a voler
provvedere ad innovare l'attuale quadro normativo e dall'altro
lato a voler promuovere altre iniziative analoghe in cui le
Istituzioni dello Stato, sostenute economicamente
dall'imprenditoria, possano interagire per la soluzione di
problematiche a carattere ambientale".
Fondamentale è anche risultato, si sottolinea, l'impegno
delle società coinvolte per garantire "la necessaria cornice di
sicurezza durante tutte le fasi operative".
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