L'emergenza pandemica da Covid 19 è
costata alle grandi città italiane oltre due miliardi di euro.
Risorse che sono state compensate dal governo attraverso lo
strumento del cosiddetto "fondone" e sulle quali la Ragioneria
generale dello Stato sta tirando le somme per vedere chi ha
avuto più del dovuto e deve quindi restituire le risorse
eccedenti, e chi invece è a credito e riceverà ulteriori
rimborsi. Secondo una elaborazione di Centro studi enti locali
che riguarda i Comuni italiani con più di 150mila abitanti e
basata su dati del ministero dell'Economia e delle Finanze, in
termini pro-capite, le grandi amministrazioni sulle cui casse il
Covid-19 ha colpito più duramente sono state, nell'ordine:
Venezia, in cui la pandemia è costata l'equivalente di 703 euro
a cittadino, Milano (486 euro a testa) e Firenze (246 euro). Il
podio della spesa inferiore procapite spetta invece a Taranto
con 64 euro a testa, seguita da Napoli (71) e Prato (80).
In termini assoluti, la città in cui il conto del Covid è
stato più salato è Milano (oltre 650 milioni), seguita da Roma
(quasi 370 milioni) e Venezia (177 milioni). Importanti anche le
mancate entrate e le spese registrate da Torino (145 milioni) e
Palermo (143 milioni).
Per calcolare il "costo del Covid" per ogni Comune le
principali voci prese in considerazione nelle certificazioni
inviate da ogni ente al Mef riguardano - sul fronte costi -
l'acquisto dei dispositivi per assicurare il distanziamento
sociale, la sanificazione degli ambienti e le spese legate alle
corse aggiuntive nel servizio di trasporto urbano ed
extra-urbano per garantire la riapertura delle scuole. Per le
mancate entrate, si è tenuto conto dei minori introiti derivanti
dalle restrizioni anti-pandemiche di tributi come l'Imu,
l'imposta di soggiorno o la tassa per l'occupazione del suolo
pubblico.
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