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Ucraina: Monteduro, voci su cospiratori ma chiese restino unite

Direttore Acs, 'E' ora negoziato, non tutto nelle mani di Putin"

(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 10 MAG - E' "una Chiesa viva dove il concetto di Chiesa coincide con quello di comunità. Oggi la pastorale e il sostegno spirituale si trasformano in cura, anche fisica, di quelle comunità che chiedono rifugio e protezione. È una Chiesa più coesa di quanto in Occidente si creda". Lo afferma il direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, Alessandro Monteduro, a conclusione della sua missione in Ucraina, dove ha portato la solidarietà dell'associazione, ha valutato sul campo aiuti e progetti da finanziare, e ha incontrato le autorità ecclesiastiche: gli arcivescovi di Leopoli e di Kiev, mons.
    Mieczyslaw Mokrzycki e mons. Vitalii Kryvytskyi, il nunzio apostolico mons. Visvaldas Kulbokas, i rappresentanti di diversi ordini religiosi (francescani, domenicani, benedettine), i dirigenti della Caritas locale.
    "Le comunità cristiane hanno reagito in modo univoco e compatto e dobbiamo fare di tutto perché questa unità - sottolinea il direttore di Acs-Italia - non venga mai meno. E anche se testimonianze raccolte ci hanno riferito che alcuni sacerdoti ucraini, aderenti al Patriarcato ortodosso di Mosca, sarebbero stati individuati come cospiratori, addirittura ammassando armi nei luoghi di culto, da tutti i testimoni cattolici incontrati è venuta solo una richiesta: unità. Se venisse meno questa unità sarebbe una ulteriore grave sconfitta".
    Nella missione in Ucraina sono state toccate con mano le atrocità della guerra, a Bucha, Irpin, Borodjanka, Vorzel. In quest'ultimo borgo di Kiev la fondazione è impegnata finanziariamente ai lavori di ristrutturazione per la riapertura, a settembre, del seminario devastato dai russi durante i giorni dell'occupazione. "Dopo aver toccato con mano le sofferenze dell'aggressione, dopo aver visto cosa è avvenuto nei dintorni di Kiev non si può essere contrari ad un aiuto - dice Monteduro riferendosi al sostegno che arriva in Ucraina sul versante della difesa -. Alcune autorità ecclesiastiche ucraine ci hanno riferito che nella regione di Polyssia, al confine con la Bielorussia, le truppe russe sarebbero entrate avendo in mano le liste degli abitanti dei villaggi fornite loro da infiltrati e spie. Nelle liste vi erano i nomi anche di ex reduci della guerra del 2014 del Donbass. Tra loro anche civili considerati mutilati di guerra, riconosciuti e uccisi proprio per le loro disabilità fisiche. Vere e proprie atrocità". Per il direttore della fondazione che aiuta in tutto il mondo le chiese in difficoltà "dobbiamo anche chiederci fino a quando la risposta potrà essere solo militare. È arrivato il momento di pensare, anche da parte ucraina, a una soluzione negoziata del conflitto.
    Non è tutto nelle mani di Putin".
    Quanto ad un possibile viaggio del Papa a Kiev, "tutti auspicano la presenza di Francesco. Il Papa ha dimostrato di non avere nessuna paura, altrimenti non sarebbe andato a Mosul o in Centrafrica. Se non rompe gli indugi ne soffre anche lui ma compie un gesto d'amore nei riguardi dell'Ucraina. Teme che la sua presenza possa scavare un ulteriore solco. Siamo nelle mani del Pontefice: affidiamoci a lui", conclude il direttore di Acs.
    (ANSA).
   

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