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Cna,stop welfare fai-da-te,serve riforma

830mila impieghi irregolari cura, accompagnamento costa 12,1 mld

(ANSA) - ROMA, 9 MAG - "L'Italia non può permettersi più di sostenere il modello di welfare fai-da-te delle famiglie, anche per l'andamento demografico del Paese, né può continuare ad alimentare il sommerso. E' necessaria una profonda riforma del welfare. Qualificare i servizi alle famiglie e alle persone, regolarizzarne la produzione e l'erogazione, favorirne la fruizione in maniera trasparente sono i fattori trainanti del nostro progetto". A presentare le proposte della Cna sulla riforma del welfare è Valter Marani, direttore del patronato Epasa-Itaco Cittadini e Imprese, nel corso di un convegno su 'Welfare, crescita, occupazione e imprese'.
    La spesa per l'indennità di accompagnamento in Italia nel 2015 è stata di 12,1 miliardi di euro, il 44% della spesa totale per il Long term care. Le restanti parti del 46% e del 10% corrispondono rispettivamente alla componente sanitaria e altre prestazioni assistenziali per un valore complessivo sul PIL dell'1,9%. L'occupazione nei servizi sociali e sanitari in Italia è cresciuta dal 2008 al 2015 del +9,1%, seconda solo al settore hotel e ristorazione (+15%). Secondo alcune stime, sarebbero 830.000 impieghi irregolari nel settore della cura, alimentati dalla indennità di accompagnamento oltre che da risorse private delle famiglie.
    Per la Cna, il welfare va difeso perché è utile ai cittadini, ma può e deve diventare un grande fattore d'innovazione, creare nuova occupazione e sostenere le imprese. ''Non è una sfida impossibile. Lo dimostrano le esperienze maturate in altri Paesi europei, come la Francia. Pensiamo all'introduzione anche in Italia di un dispositivo di solvibilità il cui valore economico sia messo assieme da diversi soggetti, pubblico, famiglie e imprese, per rendere non più conveniente l'acquisto di servizi in nero. In parole semplici: non serve spendere di più, ma spendere meglio". Una strada è quella della detraibilità fiscale di una parte delle spese sostenute per l'acquisto di beni e servizi individuati dal legislatore per agevolare il pilastro familiare; inoltre il welfare aziendale dovrebbe tenere conto adeguatamente della struttura produttiva italiana, che si fonda su micro e piccole imprese. Infine, una griglia di parametri rigorosi per la selezione del personale e l'utilizzo di una rete fisica di sportelli specialistici attraverso il patrimonio dei patronati.
    (ANSA).
   

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