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REPORTAGE: Nel Duomo lacrime e silenzio

'Non ci arrendiamo'. Premier parla in Chiesa, Reali piangono

Redazione ANSA

dell'inviato Marco Galdi

Lacrime e silenzio, shock e determinazione, orgoglio e rabbia, dolore e speranza: sono i sentimenti in Norvegia a due giorni dal massacro del 22 luglio mentre il bilancio della follia di Anders Behring Breivik continua a salire. Anche oggi e' morto uno dei feriti di Oslo, portando il totale a 93. E continuano a mancare all'appello almeno quattro persone che la polizia, con l'aiuto dei volontari, continua a cercare nelle acque attorno a Utoya. E' stato in un assordante silenzio che si e' tenuta nella Domkirken di Oslo, la messa solenne trasmessa in diretta televisiva a reti unificate dedicata al ''dolore e alla speranza'' e celebrata dal vescovo luterano, Ole Christian Kvarme.

''Questo 22 luglio lo ricorderemo come il nostro venerdi' di passione'' ha detto davanti al re Harald e alla regina Sonja, che in questa stessa chiesa si sposarono, e alla principessa Marta Louise. C'erano anche il premier Jens Stoltenberg, arrivato assieme al leader del movimento giovanile laburista (Auf) Eskil Pedersen, e molti dei ministri del governo. Il principe ereditario Hakon invece ha partecipato alla messa tenuta a Sundvolden, vicino a Utoya, l'isola del massacro. Dentro al Duomo di Oslo, tutti i posti occupati.

Spazio agli ambasciatori, ad alcuni dei parenti delle vittime. Tutti seduti, in perfetta compostezza. Fuori, migliaia di persone che nel silenzio hanno cercato di ritrovare l'identita' di un paese ferito nel profondo. Una continua processione da sabato notte hanno continua a portare fiori e accendere candele nella piazza che si sta trasformando nel luogo della memoria. In un giorno, Anders Behring Brevik ha ucciso tre volte di piu' di quante persone muoiano per atti violenti mediamente in un anno. Ha cercato di colpire al cuore una democrazia che si fonda sul principio della tolleranza e della liberta'. In un paese in cui mostrare i sentimenti e' sconveniente, la principessa Marta Louise non e' riuscita a trattenere le lacrime. Ne' ha potuto farlo Eskil Pedersen. ''Conoscevo tanti dei ragazzi morti a Utoya - ha detto il premier laburista Jens Stoltenberg - ognuno dei morti e' una tragedia nazionale''.

Poi ha ricordato la morte di Monica ''uccisa mentre cercava di dare sicurezza ai giovani'' e quella di Tore ''uno dei dirigenti di maggiore talento dei giovani laburisti''. Simboli di una generazione che restera' segnata per sempre. Simboli la cui importanza e' stata sottolineata dall'unico grido della funzione: un singhiozzo disperato, tanto fuori dal comune sentire quanto la vista dei soldati in armi che piantonano il centro di Oslo ferito dalla bomba di venerdi' ancora chiuso dai nastri della polizia. ''Ci sara' un prima e un dopo'', ha ammesso Stoltenberg, dopo la funzione in tv. In chiesa ha promesso che il paese ''continuera' a restare aperto, anche se non ingenuo''.

Nel paese, insieme al dolore, monta la rabbia. Su Facebook, dopo la pagina intitolata 'Impiccate Anders Behring Breivik', crescono quelle che chiedono una giustizia speciale per il terrorista che vuole una rivoluzione europea anti-islam e anti-marxista. Il sistema giudiziario norvegese prevede una detenzione massima di 21 anni. Sulla rete si moltiplicano gli appelli affinche' Breivik non possa uscire quando avra' solo 53 anni. Ma cambiare le regole sarebbe la sconfitta di un paese in cui oggi in Parlamento si e' tenuta una riunione straordinaria dei leader di tutti i partiti politici, per mettersi d'accordo per non sfruttare a fini elettorali la tragedia del 22 luglio. E tutti, compresa Siv Jensen, la leader dello Frp di estrema destra xenofoba, ha detto ''si''. ''Nessuno puo' rovinare la nostra democrazia'' ha dichiarato il presidente dello Storting, il parlamento di Olso. Ma oggi suona come una speranza, piu' che una certezza

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