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Banda Biscotti e gli altri, quando il carcere fa la cosa giusta

Banda Biscotti e gli altri, quando il carcere fa la cosa giusta

10 aprile 2015, 19:50

Redazione ANSA

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Il laboratorio di Fattorie Migranti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il laboratorio di Fattorie Migranti - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il laboratorio di Fattorie Migranti - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Alessandra Magliaro) - Si chiamano Banda Biscotti, ma poi ci sono anche le Dolci Evasioni, le Lazzarelle, Sprigioniamo i sapori, Madeinjail, Fattorie Migranti e molti altri. L'ironia non guasta a queste, ed altre, associazioni e cooperative sociali diventate in alcuni casi anche piccole imprese che sviluppano buone pratiche di economia carceraria. Se il carcere non è solo il luogo di espiazione della pena ma anche il luogo dove si riacquista dignità, se la giustizia è anche questo, allora passa per il lavoro. E' una seconda chance, quella che tutti dovrebbero avere nella vita, un nuovo progetto per il futuro, con nuove competenze. Questo, i dati ne sono la riprova, fa sì che un detenuto che lavora uscendo più difficilmente tornerà a delinquere. In Italia ci sono più di 60 mila detenuti e solo 2000 di essi lavorano, una percentuale decisamente bassa. Non serve un carcere che umili ma un carcere che aiuti a non ripetere gli stessi errori. I detenuti fanno biscotti, magliette, caffè, borse, stampe, oggetti di design, puntando alla qualità più che al profitto. Lavorazioni artigianali e creatività per dare un senso al tempo speso dietro le sbarre e per costruirsi un nuovo futuro. Ogni accessorio finisce per trasferire a chi lo acquista un messaggio che parla di diritti umani, giustizia, condivisione, legalità. Chi compra questi prodotti sa che aiuterà queste persone a fare un lavoro dignitoso, capace di alleviare uno stato di disagio, ridando fiducia e speranza nel futuro. In una parola, a riscattarsi.

Apripista fu Rebibbia, la terza casa penale di Roma, dove dal 1983 si producono T-shirts e felpe con il marchio Made in Jail. Magliette con scritte, immagini e disegni, spesso in tema 'sbarre': l'idea venne ad un gruppo di detenuti (ora ex) che ritrovando impegno e passione, una volta scontata la pena, si sono reinseriti nella società. Verso la fine degli anni 80, il gruppo ha creato una cooperativa dando vita ad un vero e proprio movimento per favorire dentro e fuori degli Istituti Penitenziari italiani la rieducazione al lavoro e la formazione professionale e culturale. A Fa' la cosa giusta, la fiera degli stili di vita sostenibili, l'economia carceraria ha occupato, nel mese scorso a Milano, un'intera sezione, rappresentativa di tutto quello che si muove in questo ambito e 10 cooperative si sono riunite per fare rete con un unico brand, Freedhome, che dovrebbe diventare il marchio di una catena di negozi che vendono prodotti dell'economia carceraria.

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