Aumenta il numero di persone che
soffre di diabete in Italia fino a toccare il 6% della
popolazione, e ben un milione riceve la diagnosi nel pieno
dell'età lavorativa. Ma la malattia si scopre spesso tardi e
l'Italia è fanalino di coda nell'utilizzo dei più moderni
farmaci. A fare il punto, il convegno 'La malattia diabetica e
le sue complicanze', organizzato presso l'Istituto Superiore di
Sanità con il patrocinio dell'Associazione dei Cavalieri
Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta e il contributo
non condizionato di Mundipharma.
Negli ultimi 10 anni la prevalenza di casi noti è passata dal
4% nella popolazione generale al 6%. "Resta tuttavia una
quantità di sommerso preoccupante, stimabile attorno al 2%, di
persone che hanno il diabete e non lo sanno", sottolinea Andrea
Giaccari, associato di Endocrinologia all'Università Cattolica
del Sacro Cuore di Roma e responsabile del Centro per le
Malattie Metaboliche del Policlinico Gemelli IRCCS. "Questo è
confermato dal fatto che molte diagnosi vengono fatte a seguito
di patologie cardiache: il 25-30% delle persone che hanno un
infarto scoprono di avere diabete". Il diabete, secondo la
Società Italiana di Diabetologia (Sid), affligge moltissimi
anziani, tanto che quasi il 65% è over 65 anni. Ma circa il 35%
ha tra i 20 e i 64 anni, ovvero oltre un milione di diabetici
sono nel pieno dell'età lavorativa.
Per ritardarne la comparsa e contrastarne la progressione, 4
i pilastri fondamentali: alimentazione sana, per mantenere un
peso forma; attività fisica, intesa anche come spostamenti
quotidiani; educazione per conoscere le conseguenze della
malattia e, infine, la terapia farmacologica. I più nuovi
farmaci, che in alcuni casi possono anche prevenire malattie
cardiovascolari, hanno però costi elevati e sono prescrivibili
solo dagli specialisti di diabetologia, peraltro in maniera
complessa mediante piani terapeutici. "La conseguenza - conclude
Giaccari - è che l'Italia è fanalino di coda nell'uso di queste
terapie, in Europa e non solo, poiché altrove sono prescrivibili
anche da altri specialisti e dai medici di base".
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