Non c'è nessuna prova che dopo l'infezione da SarsCoV-2 aumenti il rischio di sviluppare il diabete. Lo indica lo studio condotto dall'Istituto San Raffaele di Milano su oltre 600 persone ricoverate per Covid-19 e pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. Fin dalle prime fasi della pandemia è stato chiaro che il diabete, sia di tipo 1 sia di tipo 2, fosse un fattore di rischio per andare incontro a una forma grave di Covid-19 e di morire per l'infezione. "Poi sono stati segnalati casi isolati di diabete di nuova insorgenza durante Covid-19, suggerendo la possibilità che il virus potesse esercitare una tossicità diretta contro le cellule beta con un effetto diabetogeno", spiegano i ricercatori.
Per confermare questa ipotesi lo studio ha valutato i valori di glicemia di 621 pazienti ricoverati per sospetta polmonite da Covid nell'ospedale milanese, analizzando l'andamento della glicemia un anno prima del ricovero, durante la permanenza in ospedale e dopo le dimissioni dei pazienti. I dati hanno confermato che le alterazioni glicemiche sono molto comuni nei pazienti Covid; inoltre, quanto più esse sono accentuate tanto maggiore è il rischio che la malattia si aggravi. Nonostante ciò, gli alti livelli di glicemia associati a Covid-19 nella maggior parte dei pazienti si risolvono con la guarigione dall'infezione.
"Serviranno grandi studi epidemiologici nei prossimi anni per chiarire se Covid-19 induce permanentemente il diabete. Tuttavia, al momento, ogni annuncio allarmistico su un aumento del rischio di diabete dopo un'infezione da SARS-CoV-2 deve essere interpretato con cautela", concludono i ricercatori.
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