(di Francesca Pierleoni)
L 'enogastronomia italiana "è
un'eccellenza assoluta, è cultura e agricoltura, però non
possiamo darla per scontata. Noi non abbiamo un piano strategico
dell'enogastronomia, mentre ce l'hanno anche Paesi come il
Camerun e il Guatemala". Questa "è l'occasione di farlo, insieme
ai ministri Franceschini e Patuanelli. Avere un piano strategico
vuol dire organizzare quello che c'è, darsi degli obiettivi,
misurarli, per mettere tutto a sistema e valorizzare tutto
meglio". Lo ha detto il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia
alla presentazione, dalla Sala Caduti di Nassirya di Palazzo
Madama, del volume "Turismo del Vino in Italia. Storia,
normativa e buone pratiche" alla presenza dei due autori, il
Senatore Dario Stefàno e Donatella Cinelli Colombini, ,
fondatrice del Movimento Turismo del Vino e dei colleghi
ministri Dario Franceschini (Cultura) e Stefano Patuanelli
(Politiche agricole alimentari e forestali).
Per il Ministro Franceschini il vino "non solo è un grande
attrattore turistico", parte di quel turismo esperienziale su
cui l'Italia deve puntare, ma "è un pezzo dell'identità locale,
che dobbiamo salvare, difendere preservare e tramandare". Il
presente "è fatto dell'affrontare un momento difficilissimo per
il settore vitivinicolo perché, se è vero che la crisi pandemica
non ha mai chiuso le attività del settore primario, è pur vero
che si tratta di una crisi incredibilmente asimmetrica che ha
colpito fortemente tutti i produttori di vino che non hanno la
grande distribuzione". Nel presente "dobbiamo quindi sostenere i
produttori, da qui il fondo filiere con 150 mln di euro e altri
150 mln nel decreto sostegni, e di quei 300 milioni grossa parte
dovrà essere destinato al settore del vino. Altrimenti rischiamo
di perdere eccellenze del nostro territorio". Il vino "è il
maggior emblema dell'agricoltura italiana, non valorizzato, per
colpa nostra, dei produttori, che non hanno mai saputo
apprezzare ciò che la natura ci ha dato - ha sottolineato
Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e copresidente
dell'Union Internationale des Oenologues -. Oggi abbiamo più
vitigni che campanili (oltre 600, siamo il paese che ne ha di
più, ndr). Un grande patrimonio che necessita di essere
comunicato e non c'è forma migliore che far toccare con mano ai
consumatori, ai veri amanti del vino, che cosa abbiamo". Una
grande carenza "che abbiamo in Italia - spiega Dario Stefano - è
che del vino e dell'olio facciamo fatica ad esprimere orgoglio
identitario, come invece si fa in altri Paesi". Abbiamo la
necessità "di trasferire competenze straordinarie alle nuove
generazioni", far diventare il vino "strumento di
competitività". Il turismo del vino "sta cambiando, eravamo
abituati ad avere winelover soprattutto maschi, ora abbiamo
molte più donne e persone che cercano esperienze uniche legate
al vino, tutte diverse. Il manuale vuole aiutare in questa
diversificazione - spiega Donatella Cinelli Colombini -. Il
grosso salto in avanti è l'innovazione, soprattutto nel settore
del turismo. Anche perché i turisti prenotano sempre più
all'ultimo momento e noi abbiamo bisogno di connettività".
Per rispondere alla crisi del covid "abbiamo usato meno le
cantine e più i vigneti più gli spazi aperti per gli assaggi" ha
aggiunto. Il turismo del vino però "era prevalentemente
straniero. La media di spesa giornaliera di un turista normale
è di 80 euro, di un turista del vino è di 150. E' un turismo
ricco". Nell'immediato futuro "prevediamo un turismo italiano
per l'estate, con un graduale recupero di quello europeo, mentre
il turismo americano, che per noi è strategico, tra il 2022 e il
2023 e questo è un serio problema".
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