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Ad Artimino nella villa dei 100 camini, un viaggio di tremila anni

Ad Artimino nella villa dei 100 camini, un viaggio di tremila anni

Dalle tombe dei principi Etruschi al mito del ciclismo Gepin Olmo, passando per i Medici

29 settembre 2016, 21:56

di Cinzia Conti

ANSACheck

Artimino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Artimino - RIPRODUZIONE RISERVATA
Artimino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una delle tombe etrusche più prestigiose della Toscana, la villa medicea dei cento camini da poco diventata patrimonio dell’umanità dell’Unesco, la Pieve romanica di San Leonardo che risale all’anno 996, l’eredità di un nonno, Gepin Olmo, mito del ciclismo che amava dire a figli e nipoti che "tra il primo e l'ultimo in gara non c'è differenza, hanno fatto tutti la stessa fatica". Un filo rosso che si dipana per quasi tremila anni trova la sua parte più intima e più vera sulle colline intorno a Carmignano e precisamente nel borgo di Artimino.

E l’autunno con le sue tante sagre, i molti appuntamenti della tradizione e i mille sapori della cucina toscana - dai cantucci ai fichi, dal tartufo al Carmignano - è uno dei periodi migliori per una visita.

La villa La Ferdinanda è senz'altro il cuore della tenuta che si estende per oltre 700 ettari. Costruita dall’architetto Bernardo Buontalenti alla fine del 1500 deve la sua splendida posizione e i suoi famosi comignoli e altrettanti camini (tutti ancora perfettamente funzionanti) al suo padrone, il granduca Ferdinando I de’ Medici che si innamorò del luogo dove veniva spesso a cacciare e aveva bisogno di una dimora enorme per i suoi numerosi cortigiani e super-riscaldata per alleviare i suoi problemi di gotta.

Tante le chicche da scoprire: dal girarrosto realizzato su disegno originale di Leonardo da Vinci al delizioso boudoir della granduchessa Maria Cristina di Lorena, dal balconcino da dove i Medici "tenevano sotto controllo" Firenze alla loggia dei Paradisi dipinta dal Passignano fino alla cappella privata di Ferdinando. A dimostrazione della centralità della Ferdinanda in uno dei saloni c'erano anche le 17 lunette di Justus Utens che ritraevano con grande precisione tutte le dimore medicee sparse per la Toscana: oggi sono sono sostituite da copie e gli originali sono nella Villa della Petraia a Firenze. 

Sempre ai Medici è legata la storia del Carmignano, che è uno dei vini più antichi d’Italia e tra breve festeggerà i suoi 300 anni. Fin dal 1716 il granduca Cosimo III de’ Medici emanò il "bando sopra la dichiarazione de’ confini delle quattro regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra nella quale venivano specificati i confini delle zone entro le quali potevano essere prodotti i vini citati: in pratica una vera e lungimirante anticipazione della "denominazione di origine controllata".

Ma la visita ad Artimino può far balzare anche indietro di secoli: fanno parte del parco archeologico di Carmignano il tumolo di Montefortini e quello dei Boschetti a Comeana, le 5 tombe della Necropoli di Prato Rosello, l’insediamento fortificato di Pietramarina.

La vera sorpresa poi è nel museo archeologico del borgo di Artimino che raccoglie i reperti rinvenuti nella zona: si passa dai tre straordinari incensieri di bucchero del VII secolo a.C. provenienti da tombe principesche alla rarissima coppa di vetro turchese, manufatto che trova confronto solo con quelli ritrovati nei palazzi di Nimrud in Siria. Ci sono poi i 10.000 frammenti di avorio ritrovati nel Tumolo di Montefortini tra pissidi, pettini, teste e figure maschili e femminili. Affascinante anche la ricostruzione di una tomba a pozzo di un giovane guerriero con le armi e il paracuore.

Un'altra perla è la Visitazione della Vergine del Pontormo, uno dei padri del Manierismo italiano, fresca di restauro e custodita nella Pieve di San Michele e San Francesco a Carmignano (dopo essere rientrata dalla grande mostra a Palazzo Strozzi Pontormo e Rosso Fiorentino - Divergenti vie della "maniera").

E poi veniamo al nostro secolo: a fine anni '80 la famiglia Olmo acquista la la tenuta e la ristruttura. La Ferdinanda diviene una sede per meeting e matrimoni. L'antica Paggeria, che un tempo ospitava la servitù, è diventata un albergo quattro stelle. L'antica dimora del Buontalenti durante la costruzione donata da Ferdinando a Biagio Pignatta, uomo di massima fiducia e istruttore dei suoi figli, ospita un ristorante, dove si possono gustare verdure e vini doc prodotti nella tenuta. La via del gusto riporta poi al borgo medievale, dove nella sede dell'antico castello si trova l'Enoteca Cantina del Redi. 

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