BOLOGNA - Internazionalizzazione e crescita dimensionale. Sono le due linee indicate da Beniamino Quintieri, presidente di Sace (gruppo Cdp) che a Bologna, nell'ambito del convegno 'RE-action', ha presentato il rapporto Export 2016. "In un momento in cui la domanda domestica è sostanzialmente statica, per non dire di peggio, l'unica possibilità di crescita che hanno le imprese nazionali è quella di puntare sull'internazionalizzazione e sui mercati esteri", ha detto.
Il tema dell'internazionalizzazione va di pari passo con la necessità di avere imprese più grandi, in grado di competere: "Quello della dimensione - ha spiegato - è una delle più grosse strozzature che incontra oggi il sistema produttivo italiano. Rispetto al passato i fattori tradizionali di competitività, legati ai costi di produzione, sono molto meno rilevanti che in passato. Oggi la competitività si gioca su altri campi, come la ricerca, la qualità dei servizi, la capacità di penetrare la grande distribuzione, i servizi finanziari: tutte cose che richiedono una dimensione adeguata e un'organizzazione delle imprese rivolta proprio a questi aspetti e ai mercati internazionali". Da un lato, quindi, "le imprese devono investire di più sull'obiettivo di internazionalizzarsi, magari cercando aggregazioni se non riescono a crescere singolarmente. E dall'altro il sistema nazionale deve aiutare le imprese in questi obiettivi".
Il rapporto è stato presentato a Bologna, in Emilia, "la regione che, insieme alla Lombardia - ha ricordato il presidente - ha una maggiore capacità di internazionalizzarsi. Ha in genere ottime performance sui mercati internazionali e lo si è visto anche in questi anni. Da questo punto di vista la meccanica strumentale, settore di punta dell'export nazionale, vede nell'Emilia-Romagna uno dei territori più vocati, più attrezzati, grazie ad un sistema di imprese competitivo sui mercati internazionali".
Il presidente si è soffermato anche sulla difficoltà del mestiere di chi fa previsioni economiche nel 2016: "Da quando è scoppiata la crisi, si sono rotti alcuni legami tra le variabili economiche, per cui è estremamente difficile prevedere cosa succederà in futuro", ha detto. Occorre dunque "la capacità di rinnovare di frequente le previsioni: pensiamo alla Brexit, per esempio. Il nostro rapporto era stato fatto precedentemente e quindi tra un po' dovremo rivederlo. Anche se devo ricordare che l'ufficio studi Sace è stato il primo, e al momento l'unico, che ha fatto una valutazione ad hoc su quello che può essere l'impatto, ancorché difficile da stimare sull'implicazioni dell'uscita della Gran Bretagna".
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