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Ferito figlio Ventura, fermati restano in carcere

Ferito figlio Ventura, fermati restano in carcere

Convalidati i fermi

MILANO, 01 luglio 2018, 09:47

di Stefano Rottigni

ANSACheck

Niccolò Bettarini, uno dei due figli di Simona Ventura e Stefano Bettarini in una foto tratta dal suo profilo Facebook - RIPRODUZIONE RISERVATA

Niccolò Bettarini, uno dei due figli di Simona Ventura e Stefano Bettarini in una foto tratta dal suo profilo Facebook - RIPRODUZIONE RISERVATA
Niccolò Bettarini, uno dei due figli di Simona Ventura e Stefano Bettarini in una foto tratta dal suo profilo Facebook - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ferito figlio Ventura: gip,  i 4 hanno cercato di ucciderlo 

I quattro fermati per l'aggressione ai danni di Niccolò Bettarini, figlio di Stefano e Simona Ventura, hanno tentato di ucciderlo perché si erano "certamente" prefigurati che "gli atti posti in essere", ossia il pestaggio e soprattutto le coltellate, "avrebbero comunque potuto produrre conseguenze mortali", anche in considerazione della "loro superiorità numerica e della violenza della loro azione". Lo scrive il gip di Milano Stefania Pepe nell'ordinanza con cui ha convalidato i fermi e applicato la misura della custodia in carcere per i quattro giovani, tra cui Davide Caddeo, colui che, secondo l'accusa, avrebbe inferto le coltellate e ferito il 19enne. Il giudice parla, infatti, di "dolo alternativo", ossia del fatto che i fermati avevano previsto la possibilità che il giovane sarebbe potuto morire.

Ferito figlio Ventura: gip, i 4 devono restare in carcere

Accusati di tentato omicidio per aggressione a coltellate

Restano in carcere con l'accusa di tentato omicidio i quattro fermati per l'aggressione a coltellate ai danni di Niccolò Bettarini, figlio di Stefano e Simona Ventura, avvenuta domenica scorsa all'esterno della discoteca milanese 'Old Fashion'. Lo ha deciso il gip di Milano Stefania Pepe dopo la richiesta di convalida dei fermi e di custodia cautelare in carcere formulata dal pm Elio Ramondini, titolare delle indagini condotte dalla Squadra Mobile.

Il post su Facebook della discoteca

 

Fermato, dispiaciuto ma non c'entro - "Sono dispiaciuto per lui, ho saputo solo in carcere che è il figlio di Bettarini, non sono io l'autore di quel gesto e non ho visto chi è stato". Così Alessandro Ferzoco, il 24enne fermato assieme ad altri tre per il tentato omicidio di Niccolò Bettarini ha parlato di quanto accaduto domenica scorsa, fuori dalla discoteca 'Old Fashion', con il suo difensore, l'avvocato Mirko Perlini, che è andato a trovarlo in carcere.
Ferzoco, difeso dal legale Mirko Perlino, sarà interrogato mercoledì dal gip Stefania Pepe, così come gli altri tre fermati, tra cui l'altro italiano Davide Caddeo, il quale, secondo l'accusa, avrebbe accoltellato Niccolò Bettarini. Stando a quanto ricostruito finora, Ferzoco e un amico di Bettarini avevano litigato circa 4 mesi prima in un'altra discoteca di Milano chiamata 'Gate' per una banale questione di tavoli nel privé, ma poi tutto era finito lì, i due si erano chiariti e quando si sono poi rivisti all'Old Fashion sabato notte si sono salutati e l'amico di Bettarini ha anche offerto da bere. A quel punto, però, sarebbero arrivate altre persone che hanno colpito con uno schiaffo il giovane, è intervenuto un buttafuori del locale e la vicenda comunque sembrava risolta. Il gruppo di giovani, tuttavia, ha incontrato di nuovo l'amico di Bettarini assieme ad altri all'esterno del locale, quando è finita la serata, e gli animi si sono accesi nuovamente e Niccolò Bettarini è intervenuto a difesa dell'amico. E' stato poi aggredito, è caduto a terra e alcuni si sono accaniti su di lui. Inquirenti e investigatori stanno ancora ricostruendo le responsabilità anche di altre persone nell'aggressione. Ferzoco ha riferito al suo legale Perlino di non aver colpito con l'arma bianca il ragazzo e di non avere visto chi lo abbia fatto.

Accoltellatore in locale con arma - Colui che ha colpito con otto coltellate Niccolò Bettarini sarebbe riuscito ad entrare la sera di sabato con un coltello dalla lama "di circa 20 centimetri di lunghezza" nel locale, arma che avrebbe poi usato fuori per il tentato omicidio. E' quanto emerge dalle indagini della Squadra mobile di Milano, coordinate dal pm Elio Ramondini, che sta lavorando per identificare le almeno altre 6 persone che hanno partecipato al blitz violento. Secondo la ricostruzione, Davide Caddeo, il 29enne accusato di aver sferrato gli otto fendenti e che più volte nel corso degli ultimi anni è stato denunciato per porto abusivo d'armi perché trovato in possesso di un "coltello a serramanico", sarebbe riuscito ad entrare nella discoteca con l'arma eludendo i controlli del locale (chiuso ieri su decisione del Questura di Milano) che, stando a quanto riferito dal gestore in alcune interviste, era provvisto di metal detector.
Ai quattro fermati, nella richiesta di convalida del fermo e di custodia in carcere, il pm contesta l'aggravante dell'aver "agito per motivi abietti (in quanto discriminatori) e futili, quali essere 'il figlio di Bettarini'". Al 19enne, infatti, che era in compagnia di un'amica, "dopo una provocazione strumentale proferendo per quattro volte la frase 'hai gli orecchini uguali ai miei'", qualcuno del gruppo, stando alle testimonianze agli atti, avrebbe gridato: "Ti ho riconosciuto, sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo". Il 'branco', stando alle indagini, dopo aver circondato un amico di Bettarini con cui c'era già stata una lite all'interno del locale quella sera e una qualche mese prima, avrebbe individuato il 19enne, distante diversi metri, e l'avrebbe aggredito. L'amico di Niccolò quando era circondato avrebbe chiesto "aiuto" ed è, quindi, ipotizzabile che il 19enne abbia deciso di intervenire in qualche modo, ma era ancora a distanza, assieme all'amica, quando è stato raggiunto. Gli altri 6 indagati per tentato omicidio, alcuni già identificati e incensurati, avrebbero trattenuto il giovane mentre veniva colpito con "numerose testate, pugni e calci" e con otto coltellate, tra cui due alla "base toracica", una ad un fianco, una ad un braccio e una ad una coscia. Anche una volta a terra, è stato colpito con calci in faccia, malgrado "l'intervento di soccorso" dell'amica, anche lei colpita "con calci e pugni anche in faccia". Da qui per i quattro fermati (Caddeo, Alessandro Ferzoco, Andi Arapi e Albano Jakei) e per gli altri indagati in concorso anche l'accusa di lesioni (8 giorni di prognosi). E' probabile che domani i fermati possano scegliere di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip.

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