"Dopo l'originale manfrina della
chiusura dei confini della provincia di Ancona, senza alcuna
misura restrittiva interna, che ha fatto perdere tempo prezioso
nel contrasto alla diffusione del virus, da oggi le Marche sono
di nuovo in zona arancione e stanno facendo i conti con nuove
restrizioni". Comincia così l'attacco delle segretarie regionali
di Cgil, Cisl e Uil Marche alla Regione, accusata di "navigare a
vista" e di avere fatto uno screening della popolazione
"inutile", mentre la provincia di Ancona è al quarto posto in
Italia per incidenza di contagi. "Le scuole superiori sono già
chiuse in tutta la regione, cosi come le secondarie di primo
grado ad Ancona e Macerata e i ragazzi si troveranno ancora a
fare le prese con una scuola vissuta solo dietro a uno schermo,
pagando un alto prezzo alla pandemia - si legge nella nota
sindacale -. E mentre il presidente Acquaroli si preoccupa di
rassicurare i ristoratori annunciando aperture serali quando si
tornerà in zona gialla, i contagi continuano drammaticamente ad
aumentare.
Preoccupa soprattutto la situazione di Ancona, il cui nuovi
contagi in rapporto alla popolazione, pari a 57 nuovi contagi
giornalieri ogni 100mila abitanti - segnalano i sindacati -, è
praticamente il doppio di quello medio nazionale (26 nuovi
contagi) e collocano Ancona al quarto posto tra le province
italiane. Sopra la media nazionale anche Macerata (25/o posto
con 32 contagi) e Ascoli Piceno (32/o posto con 30 contagi),
mentre Fermo e Pesaro e Urbino si trovano rispettivamente al
51/o e 53/o posto con 24 e 23 contagi ogni 100mila abitanti".
Numeri, insistono Cgil Cisl, Uil, "che danno la conferma di
quanto la campagna di screening di massa sia stata nella
sostanza inutile, oltre ad aver assorbito risorse umane ed
economiche preziose". "In forte sofferenza anche la situazione
negli ospedali - seguitano i sindacati - dove un terzo di posti
letto nelle terapie intensive sono occupati da pazienti Covid
(33% a fronte di una media nazionale del 25%) cosi come la metà
dei posti letto dell'area medica (49% rispetto a una media
nazionale del 30%), ben oltre la soglia critica e senza contare
i pazienti nei Pronto Soccorso.
Preoccupano poi i numerosi focolai nelle strutture residenziali
per anziani alle prese anche con la mancanza di personale,
soprattutto infermieri, che stanno passando dalle strutture
private al sistema sanitario pubblico". Inoltre "ritardi anche
sul fronte dei vaccini per gli over 80 visto che solo l'1,4% di
loro ha completato il ciclo vaccinale: valore inferiore alla
metà di quello nazionale (3,0%) e che colloca Marche agli ultimi
posti tra le regioni italiane". "Inferiore alla media nazionale
- incalzano i sindacati - anche la percentuale complessiva di
vaccini somministrati in rapporto alla popolazione: 6,6% nelle
Marche rispetto alla media nazionale del 7,0%". "Daniela
Barbaresi, Sauro Rossi e Claudia Mazzucchelli, segretari di
Cgil, Cisl, Uil Marche, chiedono "di conoscere quale strategia
la Regione intenda adottare per colmare i ritardi e superare le
criticità nel contrasto alla diffusione del virus, a cominciare
dal rafforzamento del piano di vaccinazione che richiede sforzi
di coordinamento ben più accentuati di quelli attuali: servono
perciò azioni forti. Non possiamo più permetterci di navigare a
vista sperando che la tempesta non arrivi, perché nella tempesta
ci siamo già dentro".
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