NATALIA GINZBURG, VITA IMMAGINARIA
(Super Et, pp VIII-232, euro 12.00). Nuova edizione a cura di
Domenico Scarpa. A quasi mezzo secolo di distanza dalla prima
edizione torna in libreria 'Vita immaginaria' di Natalia
Ginzburg ed esce il 28 settembre per la prima volta per Einaudi
nei Super Et, a cura di Domenico Scarpa. Il libro raccoglie gli
articoli
pubblicati dalla Ginzburg sulla Stampa e sul Corriere della
Sera, fra il '69
e il '74.
"'Vita immaginaria', uscito per la prima volta da Mondadori nel
1974, è la terza raccolta di scritti non narrativi di Natalia
Ginzburg dopo 'Le piccole virtù' (1962) e 'Mai devi
domandarmi'(1970). Non è stato mai piú
riproposto come opera singola. Questa prima sua comparsa con il
marchio Einaudi, a quasi mezzo secolo di distanza, ha perciò il
valore di una novità editoriale" sottolinea Scarpa nella
presentazione.
La stessa Ginzburg scriveva nella presentazione al libro che
comparve il 30 novembre 1974 su Epoca, riportata adesso nella
nuova edizione: "Ho raccolto in questo volume alcuni fra i miei
articoli usciti sulla 'Stampa' e sul 'Corriere della sera' nel
corso degli ultimi anni. Soltanto lo scritto 'Vita immaginaria',
che sta in fondo al volume, è inedito. In verità, quando
scrivevo questi articoli, mi dicevo che il giorno che avessi
deciso di pubblicarli in volume, li avrei corretti ed ampliati.
Invece non l'ho fatto, e per lo piú sono rimasti com'erano".
Si parla della condizione delle donne negli anni del femminismo
e di quella degli ebrei e dello Stato di Israele, della bellezza
e dell'orrore di Roma,del la fragilità di una democrazia (la
nostra) sempre sotto minaccia. E ancora, di alcuni scrittori da
amare come Goffredo Parise, Antonio Delfini, Biagio Marin,
Tonino Guerra, Italo Calvino, Lalla Romano, Elizabeth Smart e
della Elsa Morante della Storia sopra tutti e di alcuni film, da
Sussurri e grida ad Amarcord a Domenica maledetta domenica,
visti con l'occhio della scrittrice. Ci sono le biografie di
alcuni amici, Cesare Pavese, Felice Balbo e poi la nostra
incertezza e la nostra necessità di scegliere, la memoria
dell'infanzia, da decifrare, e la vita dei figli adulti, che
suscita meraviglia e insicurezza. Infine, sempre presenti, quel
senso di soddisfazione che ci può addormentare, le varie specie
di linguaggio falso che vanno sempre piú proliferando, la
libertà che si può perdere da un momento all'altro e gli orrori
della storia contemporanea ai quali ci si abitua a poco a poco,
senza rendersene conto, ed è su questo vertice negativo che
culmina il tutto. Non per niente, infatti, Natalia Ginzburg
aveva pensato, mentre andava costruendo Vita immaginaria, di
scegliere un titolo completamente diverso:' Il disumano'.
Come fa notare Cesare Garboli - al quale il libro è dedicato
insieme a Lola Balbo - nel risvolto di sovracoperta della prima
edizione: "la novità del saggismo della Ginzburg consiste
nell'uso irritante di un'intelligenza 'diversa'". E ancora:
"Donna, la Ginzburg pensa che la condizione femminile sia un
punto di osservazione privilegiato".
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