(di Marzia Apice)
GIOVANNA PANCHERI, RINASCITA
AMERICANA. LA NAZIONE DI DONALD TRUMP E LA SFIDA DI JOE BIDEN
(Società Editrice Milanese, pp.240, 18 euro). "Nelle storie che
racconto c'erano già i germi di quello che è successo il 6
gennaio a Capitol Hill": non è di certo un "instant book" ma la
narrazione, dettagliata e profonda, di 4 anni di lavoro negli
Stati Uniti il libro "Rinascita americana" di Giovanna Pancheri,
edito da SEM e in libreria dal 14 gennaio. Nei giorni in cui
tutto il mondo attende la prossima mossa di Trump da qui al 20
gennaio, data dell'insediamento del presidente eletto Biden,
cercando di capire anche se ci sarà o meno l'impeachment per il
tycoon, la giornalista, corrispondente dagli Usa per Sky Tg24
dal 2016, afferma in un'intervista all'ANSA di "non essere
sorpresa dei gravissimi fatti accaduti al Congresso, una sorta
di 11 settembre della politica americana". Scritto con un
linguaggio da cronista, il volume presenta l'analisi lucida di
tutte le questioni centrali della politica e della società
statunitense al tempo di Trump, per delineare i contorni di un
Paese contraddittorio e diviso: dalla sanità, con il virus
"cinese" che ha piegato il Paese (nelle pagine anche
l'esperienza personale dell'autrice che ha contratto il Covid) e
il Trumpcare, al lavoro che manca, dal disagio sociale di quella
che un tempo era la classe media ormai povera al razzismo che
esplode, con il movimento suprematista Alt-Right e la reazione
di Black Lives Matter, e poi i temi della sicurezza, degli
esteri, dell'immigrazione e dell'inquinamento dilagante, fino ad
arrivare alle elezioni presidenziali dello scorso novembre.
"Questo libro nasce dal mio lavoro, condotto in giro per gli
Stati Uniti. Non ho mai pensato infatti che l'America in cui
Trump ha vinto le elezioni potesse essere spiegata stando ferma
a New York. Sono stati 4 anni molto itineranti, ma era l'unico
modo per spiegare il perché avesse vinto lui", afferma, "ora
Trump è rimasto solo, ma ha dimostrato di poter fare molti danni
in queste settimane. Bisogna vedere se, per repubblicani e
democratici, sarà conveniente portare avanti una battaglia
lacerante come quella per l'impeachment". L'autrice esprime la
soddisfazione di "aver raccolto tante voci diverse" in un libro
fatto davvero "sul campo", ricco di informazioni, dettagli,
aneddoti, retroscena. Non mancano interviste a personaggi di
spicco come il segretario di Stato Mike Pompeo e l'immunologo
Anthony Fauci, eppure, ci tiene a precisare la giornalista, "le
storie più formative sono state proprio quelle della gente
comune perché quella è la vera America", spiega. In merito al
"silenziamento" del Presidente sui social, Pancheri reputa che
sia stata "una scelta tardiva. Una moderazione sarebbe servita
prima: mi domando se Trump avesse vinto le elezioni cosa sarebbe
successo", dice, "i nodi sono venuti al pettine: questo fatto
rimanda al grande problema della regolamentazione dei social
media che non vogliono essere inquadrati come piattaforme di
contenuti, ma lo sono. Poi è certo che il Presidente abbia avuto
un ruolo innegabile il 6 gennaio, incitando con le parole
all'insurrezione. Spero che questa decisione così radicale
almeno apra un dibattito sui social media. Ora è Trump, ma la
censura potrebbe essere esercitata nei confronti di chiunque".
Cosa resta da salvare della presidenza Trump? "Reputo giuste
alcune mosse in politica estera come l'appeasement in Medio
Oriente, mentre grazie all'aggressività di Trump nei confronti
della Cina anche l'Europa ha preso coraggio alzando un po' la
voce", dice, "in economia il Presidente ha avuto il merito di
aver obbligato a riconsiderare l'importanza della spesa
pubblica, perché negli Usa si fa troppo affidamento sulla spesa
privata". "Ma soprattutto - prosegue - Trump ha cambiato un
paradigma centrale in America, quello del loser. Per il
Presidente chi non ce l'ha fatta nella Nazione del "sogno
americano" e delle opportunità per tutti non è un perdente ma
solo qualcuno che lo Stato ha abbandonato. Trump ha capito le
esigenze di chi era in difficoltà". Si legge nel libro che "non
si deve fare l'errore di pensare che gli ultimi quattro anni
siano una macchia nera che scompare tra i mille filamenti rossi,
bianchi e blu della bandiera a stelle e strisce": nell'ottica di
un Paese che, pur non riuscendo a fargli vincere le elezioni, ha
comunque votato in massa Trump, quale sbaglio Biden dovrà
evitare? "Biden non deve dimenticare l'America di Trump. Il
presidente eletto ha già iniziato a parlare a tutti, e ha anche
il vantaggio di venire da quella classe media bianca del Mid
West a cui Trump ha parlato. E poi Biden dovrà affrontare il
tema della sanità e dell'Obamacare e monitorare le tensioni
razziali che in questi mesi sono state moltissime".
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