La musica è stata il suo mondo fin da bambino. L'aria che ha respirato, il cibo che lo ha nutrito. Un cognome importante che però non lo ha distratto dal suo percorso: Paolo Jannacci, 47enne figlio dell'indimenticabile Enzo, è un affermato musicista e compositore. Per lungo tempo ha tenuto lontana da sé la voce, come strumento. "Lavorando con mio padre, era chiaro che il genio fosse lui - dice senza falsa modestia, con l'aria di chi si stupisce se provi a ricordargli che è tra i più apprezzati jazzisti in circolazione -. A me stava bene essere il ghostwriter, il musicista che lo accompagnava. Conoscevo i miei limiti e mi concentravo sulla musica", racconta. Poi qualche anno fa è arrivata la svolta, con il tributo a Enzo "che mi ha fatto capire come la mia voce non fosse così male". Una svolta che ora lo porta sul palco dell'Ariston, in gara tra i Big con il brano Voglio parlarti adesso (che aveva già provato a presentare senza fortuna negli anni passati), una dolce ninna nanna dedicata alla figlia che cresce e inesorabilmente si allontana (e che sarà contenuta nel repack del suo ultimo lavoro "Canterò", in uscita il 7 febbraio per Ala Bianca, distrib. Warner/Fuga). "Ho cominciato a sperimentare, anche per l'esigenza di risentire certe cose che cantava mio padre. E ho capito, in maniera molto lineare, che potevo cimentarmi con il cantautorato. Alcuni nascono geni, per altri il processo è più lungo". Ma la differenza, aggiunge, è sempre la sincerità. "Se non sei sincero, il pubblico lo capisce". In omaggio a Enzo, Paolo ha scelto (anche spinto dagli autori del festival) di portare per la serata delle cover, chiamando accanto a sé Francesco Mandelli, il brano Se me lo dicevi prima, che il padre presentò nell'89, sul delicato tema della tossicodipendenza. "Sarà una meravigliosa emozione. Nel 1989 ero a Sanremo e guardavo con apprensione mio padre esibirsi e raccontare ai ragazzi di non buttarsi via con l'eroina. Oggi ho l'occasione di portare nuovamente questo messaggio e penso che lui ne sarebbe fiero. Dedico questo brano a tutti quelli che fanno fatica, a coloro che sono caduti o che rischiano la vita per gli altri e per rendere il nostro Paese un posto migliore". Jannacci interviene anche sulle polemiche che hanno travolto Junior Cally e che stanno infiammando la vigilia del festival. "Se da un lato penso debba essere lecita e civile la libertà dì espressione, dall'altro non approvo manifestazioni gratuite di odio e cattiveria legate soprattutto al mondo dell'arte. L'appello che faccio è quello di stemperare i toni e dedicarsi alla crescita culturale del nostro paese, che per quanto riguarda la musica, si basa anche sul Festival di Sanremo". Un festival che lui - che lo ha vissuto da spettatore, ma anche da direttore d'orchestra e da membro della giuria di qualità, non riesce e non vuole concepire solo come lustrini, paillettes e chiacchiericcio. "E' un palco importante che dà la possibilità di ascoltare al meglio l'offerta artistica".
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