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Barbano, la malattia dei diritti

Barbano, la malattia dei diritti

L'Italia tradita dalla libertà nel saggio del direttore Mattino

ROMA, 11 aprile 2018, 09:30

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Michele Cassano) ALESSANDRO BARBANO, TROPPI DIRITTI - L'ITALIA TRADITA DALLA LIBERTA' (MONDADORI, 181 PP, 18 EURO) Un paese tradito dalla libertà, in cui nessuna elite ha il coraggio di dire il vero e di fare i conti con minoranze organizzate sotto la bandiera dei diritti acquisiti. E' lo scenario che Alessandro Barbano, direttore de Il Mattino, traccia nel suo ultimo libro. Un scenario di declino, avverte l'autore, secondo il quale l'ipertrofia di diritti, il 'dirittismo', ha infiltrato tutte le culture politiche del nostro tempo, bloccando ogni tentativo di riscatto della società. Dal riformismo che guarda ai penultimi invece che agli ultimi, al liberalismo che ha declinato la propria azione in una prospettiva egoistica, ai populisti che hanno usato la clava dei diritti contro la delega, che è l'essenza della democrazia: tutto - sostiene il giornalista - marcia verso una degenerazione della democrazia nella quale ai diritti non corrispondono altrettanti doveri. "Se i doveri non ci sono - afferma Barbano -, i diritti finiscono con il diventare pretese esibite in pubblica piazza, spesso in contraddizione l'una con l'altra". "Nelle democrazie moderne - prosegue l'autore - il principio di autorità è caduto. Ciò è anche un bene da un certo punto di vista. Ora, però, i diritti, da carburante delle democrazie, rischiano di diventare fucili puntati contro di esse". A determinare questa deriva è stata anche l'evoluzione tecnologica. Un matrimonio a perdere tra diritti e tecnologia: come nel caso dell'utero in affitto, tutto ciò che è possibile diventa giusto. Ecco dunque l'allarme di Barbano: se la tecnica non viene governata, si rischia di diventare schiavi di queste dinamiche.
    La tecnica apre nuove possibilità e i diritti occupano tutti gli spazi possibili, dando nuovo carburante all'aspirazione a un'informazione sempre più disintermediata. Uno stato delle cose che favorisce il proliferare delle fake news e dei contenuti piratati e fa cadere la mediazione del sapere. E' la morte del giornalismo - secondo l'autore -, determinata dall'utopia di un giornalismo diffuso che consente a tutti di immortalare e raccontare la realtà. Il Movimento 5 stelle - spiega ancora Barbano - ha utilizzato questo strumento magnifico che è la 'democrazia internettiana', costruendo un'utopia che è risultata credibile nelle urne. Un partito che ha disintermediato il rapporto tra massa ed elite, pur nascondendo, dietro questa disintermediazione di fatto, una gestione verticistica. Ecco perché, secondo il giornalista, i 5 Stelle sono una malattia della democrazia e l'effetto del declino delle culture tradizionali riformiste e liberali che hanno governato male.
    Nella prospettiva dei 5 Stelle qualsiasi riferimento ideologico e progettuale non esiste. La politica debole, schiava del consenso, insegue la piazza e cede a ogni tentativo di blindare il consenso. Tutto cambia in fretta ma nulla in realtà si muove, aumenta la distanza tra le promesse della politica e la realtà: si sogna di più e si ottiene sempre di meno.
   

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