Da quando sono arrivate in Italia fino
al febbraio scorso le risorse raccolte dalle 25 Spac italiane
ammontano a 3,5 miliardi di euro, e “il fenomeno sta registrando
una crescita non indifferente”. Lo ha spiegato Emanuele
Carluccio, dell’Università di Verona, intervenendo all’incontro
‘Go public or go private: il ruolo delle Spac. Verso nuovi
modelli di approccio e di gestione’, organizzato da Private
Equity & Finanza per la Crescita – PE Lab di Sda Bocconi, School
of Management, a Milano.
Un incontro dedicato a fare il punto sullo stato in Italia
delle Spac, acronimo di Special purpose acquisition company,
cioè veicoli di investimento contenenti solo cassa costituita
specificatamente per raccogliere capitale per fare operazioni di
fusione e/o acquisizione di aziende e portarle in genere alla
quotazione.
La dimensione media delle Spac (un fenomeno nato negli Usa nel
2003, dove hanno raccolto 45 miliardi di dollari) ha spiegato è
di circa 141 milioni. I settori target hanno una elevata
eterogeneità. Dalla Ipo alla quotazione sono passati da un
minimo record da soli due mesi a un massimo di 24, con media di
15. I target sono società ovviamente in buona salute, “con un
indebitamento accettabile e margini di redditività
soddisfacente”. Eterogenea anche la dimensione del fatturato
delle società obiettivo: le spac hanno avuto mirato a società
che avevano un valore alla produzione tra 73 e 740 milioni di
euro.
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