Gli investitori professionali
italiani preferiscono le gestioni attive, che vedono i gestori
muoversi con maggiore discrezionalità per cercare di battere i
benchmark, a quelle passive, che tendono a replicare un indice o
un insieme di indici per minimizzare i costi. Lo rivela un
sondaggio condotto da Finer per conto di Gam Investments,
società quotata a Zurigo che gestisce circa 140 miliardi di euro
di asset.
L'83% degli investitori professionali italiani intervistati,
rivela la ricerca, mostra una netta preferenza per le strategie
attive pure o a predominanza attiva. In particolare la capacità
di gestione del rischio e di protezione del portafoglio sono
considerate tra gli elementi di maggior valore per il 59% degli
intervistati. Con questi presupposti, la maggioranza vuole
continuare ad investire su prodotti attivi per la propria asset
allocation (55%), mentre il 18% degli intervistati dichiara di
essere intenzionata ad investire di più in prodotti attivi negli
anni a venire.
"Solo l'investimento attivo permette una decorrelazione dai
trend del mercato ed una gestione del rischio efficaci. Dopo
molti anni di costante crescita dei mercati, la volatilità è
tornata, creando le migliori condizioni per la sovraperformance
dei gestori attivi" ha commentato Alexander Friedman, ceo di Gam
ricordando che "l'investimento attivo fa parte del dna di Gam e,
secondo i dati a marzo 2018, l'82% degli assets dei nostri fondi
di investimento batte il benchmark a tre anni".
"I tempi stanno cambiando per gli investitori a livello
globale. I mercati ora sono significativamente più volatili, e
gli esperti di Gam vedono un potenziale ridotto per i
tradizionali portafogli azionari e obbligazionari. È quindi un
segnale molto incoraggiante che gli investitori italiani
mostrino una chiara preferenza per le strategie attive" ha
Riccardo Cervellin, country head per l'Italia di Gam.
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