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Brexit, attesa per il voto dei Comuni sull'accordo

Brexit, attesa per il voto dei Comuni sull'accordo

May: 'Attuarla o sarà una catastrofe per la democrazia'

LONDRA, 15 gennaio 2019, 16:02

Alessandro Logroscino

ANSACheck

Brexit, attesa per il voto dei Comuni sull 'accordo © ANSA/EPA

Brexit, attesa per il voto dei Comuni sull 'accordo © ANSA/EPA
Brexit, attesa per il voto dei Comuni sull 'accordo © ANSA/EPA

Sconfitta o disfatta. Sembra doversi decidere fra queste due trincee il destino dell'accordo di Theresa May sulla Brexit nel giorno del giudizio, quello della ratifica del testo concordato con Bruxelles e avviato - salvo miracoli - a un bocciatura che potrebbe poi sfociare in qualunque esito: dal temutissimo divorzio no deal alla scommessa di qualche una nuova intesa, fino allo scenario delle elezioni anticipate o d'un referendum bis. Tutti improbabili, privi come sono del sostegno di maggioranze certe, eppure tutti ormai virtualmente possibili.

    Le quattro paginette dello scambio di lettere con Donald Tusk e Jean-Claude Juncker, ultimo tentativo di rassicurazione sul cosiddetto backstop, il meccanismo di garanzia vincolante sui confini aperti fra Irlanda e Irlanda del Nord contestatissimo a Belfast e a Westminster, non hanno rappresentato una svolta. La premier Tory se le è giocate oggi ai Comuni - dove domani concluderà il dibattito prima del voto - presentandole come un documento dal "valore legale" sulla volontà di Bruxelles di definire il quadro delle relazioni commerciali future con Londra entro la conclusione della transizione a fine 2020 in modo che il backstop non entri mai in vigore, se non in caso di "stretta necessità" e comunque per una fase "temporanea". Ma non si tratta d'un vincolo giuridico inattaccabile, come hanno notato i molti che continuano a criticare l'intesa nei partiti di opposizione come nella maggioranza. Tanto più che la stessa May ha dovuto ammettere come i vertici Ue non abbiano concesso - al di là delle belle parole e della buona volontà - ciò che non potevano concedere: una data di scadenza precisa per questo meccanismo, né il diritto del Regno di uscirne unilateralmente.

    Ecco dunque che si ritorna al punto di partenza. Una conta dei voti tutta in salita per l'esecutivo, esattamente come un mese fa: quando Downing Street aveva preferito la scelta umiliante di uno slittamento in extremis dello scrutinio di fronte alla prospettiva di finire sotto in malo modo. Gli affannosi sforzi della premier per rimettere insieme i cocci non sembrano in effetti aver cambiato granché le cose. Le opposizioni - divise quasi come la maggioranza sulle alternative del dopo - restano sostanzialmente compatte nel no al piano May. A cominciare dal Labour di Jeremy Corbyn, pronto in caso di mancata ratifica dell'accordo a mettere sul tavolo una mozione di sfiducia formale, nella speranza di arrivare allo scioglimento della Camera, "a nuove elezioni e a un nuovo governo". Mentre nella maggioranza lo zoccolo duro ribelle - dai Conservatori brexiteers ultrà guidati da Boris Johnson, al drappello delle colombe filo-europeo capitanto da Dominic Grieve, fino agli alleati unionisti nordirlandesi del Dup - non risulta scalfito da una situazione in cui il ritorno all'ovile annunciato da una mezza dozzina di dissidenti meno irriducibili appare simbolico e già compensato da qualche nuova defezione.

    Theresa May, caparbia fino alla testardaggine, si nega del resto alla resa. Giura d'essere convinta di potercela ancora fare ed esclude (almeno per ora) di discutere di qualsiasi piano B o rinvio dell'uscita dall'Ue oltre la sempre più incombente scadenza del 29 marzo. Sceglie una fabbrica di Stoke-on-Trent, roccaforte del voto pro Brexit nel 2016, per alzare i toni prima di tornare il parlamento. "Abbiamo il dovere di attuare il risultato del referendum o la fiducia del popolo nel processo democratico subirebbe un danno catastrofico", avverte. Poi, a Westminster, insiste sul suo "buon accordo" come "l'unica strada" per evitare "una paralisi" nella quale, a suo dire, si metterebbero in moto manovre tali da rendere "più probabile" una no Brexit di un no deal. A mo' di ultima spiaggia, in serata riunisce infine il gruppo Tory per l'estremo appello. Ma forse si tratta solo di cercare di limitare i danni, stando ai conteggi di analisti pronti già ad accreditarle paradossalmente come una mezza vittoria per continuare a galleggiare una batosta con 100 voti di scarto o giù di lì. Senza peraltro escludere una debacle devastante da "meno 200" in grado si spazzarla via.

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