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Mattarella-Pahor, a Trieste la riconciliazione sulle foibe

Mattarella-Pahor, a Trieste la riconciliazione sulle foibe

Prima visita italo-slovena . Restituito il Narodni Dom

ROMA, 13 luglio 2020, 11:38

di Giampaolo Grassi

ANSACheck

Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Giampaolo Grassi) Alle spalle ci sono le dittature di Mussolini e del maresciallo Tito, ci sono le foibe e i martiri dell'antifascismo, ci sono le terre contese, le repressioni delle minoranze, gli esuli, le identità negate. Anche per questo l'incontro a Trieste di oggi fra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Capo dello Stato sloveno Borut Pahor traccia un passo nella storia. Non è la prima volta che si vedono, ma sarà la prima volta che il più alto rappresentante di una nazione nata dalla disgregazione della ex Jugoslavia rende omaggio alle vittime italiane delle foibe. Il gesto sarà ricambiato con la cessione, alla minoranza di lingua slava, della proprietà di un luogo simbolo dell'identità slovena triestina, il Narodni Dom, la 'Casa del popolo', che esattamente cento anni fa, il 13 luglio 1920, venne incendiata dai fascisti.

Obiettivo dell'incontro fra Mattarella e Pahor non è cercare una - improbabile, impossibile - memoria condivisa, ma continuare nell'opera di riconoscimento delle reciproche sofferenze, per portare avanti il cammino di riconciliazione.

Superare il passato, pur tenendolo ben presente, per guardare avanti in una prospettiva diversa. Nei suoi anni al Quirinale, Mattarella ha compiuto molti passi in questa azione ad ampio spettro, facendo rientrare in Italia le salme dei Savoia o rendendo omaggio, ad Addis Abeba, ai caduti etiopi sotto l'occupazione italiana.

Il programma della visita a Trieste è scandito da cerimonie e firme che tracciano le tappe delle relazioni, in passato non facili, fra i due Paesi. Dopo lo scambio di saluti a Villa Opicina, il primo passaggio sarà la visita alla Foiba di Basovizza dove, si stima, trovarono morte duemila civili e militari italiani. Poi Mattarella e Pahor depositeranno una corona, con i nastri dei sue Stati, al cippo di Basovizza, inaugurato nel settembre 1945 per ricordare quattro giovani antifascisti della minoranza slava condannati dal Tribunale speciale e fucilati nel 1930. Ci sarà quindi la firma del protocollo per il passaggio della proprietà del Narodni Dom a una fondazione costituita dalle associazioni che rappresentano la minoranza di lingua slovena. Alla cerimonia parteciperanno anche i ministri italiani degli Esteri Luigi Di Maio, degli Interni Luciana Lamorgese, e quelli sloveni degli Esteri, Anze Logar, e per 'gli sloveni d'Oltreconfine e nel mondo' Helena Jaklitsch.

Simbolo vivente del travagliato rapporto fra i due popoli è lo scrittore sloveno, naturalizzato italiano, Boris Pahor, che nella sua ultracentenaria vita ha subito la persecuzione fascista, la deportazione nei campi di concentramento nazisti e la messa al bando dalla Jugoslavia di Tito. In una cerimonia in prefettura, Boris Pahor riceverà dal Capo dello Stato Mattarella l'onorificenza di Cavaliere di gran croce dell'ordine al merito della Repubblica Italiana, e dal presidente Pahor l'onorificenza slovena dell'Ordine per meriti eccezionali. Nell'organizzazione della giornata, Quirinale e Prefettura hanno dovuto fare i conti con le norme di sicurezza anti covid. Alla luce dei limiti alla partecipazione del pubblico, la visita verrà trasmessa in streaming grazie a un servizio organizzato dalla Rai. La giornata si concluderà con l'incontro, nella sede della Regione, fra Mattarella e i rappresentanti delle associazioni esuli, i primi a pagare il conto di una terra di confine.
   

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