"Era stato ipotizzato un piano di
intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi e
avrebbe potuto salvare Banca Etruria. Ma fu bloccato". Lo ha
detto il presidente del Fitd, Salvatore Maccarone, sentito come
testimone nell'udienza del processo per la bancarotta di Banca
Etruria che ha 25 imputati tra ex componenti del cda e dirigenti
svoltasi nel Palazzo della Provincia di Arezzo che ospita
temporaneamente il tribunale per ragioni di Covid. Documenti
alla mano, Maccarone ha ripercorso i rapporti tra il fondo e
l'istituto di credito.
"A chiedere aiuto furono i commissari Sora e Pironti
nell'ottobre del 2015 che, vedendo la situazione dello stato
patrimoniale, si rivolsero al Fondo interbancario di tutela
depositi in caso di liquidazione coatta di una banca aderente.
Il patrimonio netto, documenti alla mano, era pari a circa 26
milioni", ha ricostruito Maccarone. "Successivamente, al 31
dicembre del 2015, nel bilancio economico di previsione, le
perdite arrivarono a 13,2 milioni di euro". Il Fondo
interbancario, ha dunque proseguito il presidente Maccarone,
"bloccò l'intervento perché secondo i commissari europei
l'intervento del Fitd era considerato aiuto di Stato e non di
privati benché il fondo fosse alimentato dalle banche".
"L'ultimo rapporto avuto tra la banca e il Fondo risale al 9
novembre del 2015", ha concluso.
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