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Per il Bike chef pace Ucraina con Russia passa dal borsch

Per il Bike chef pace Ucraina con Russia passa dal borsch

Sabatini, quando Mosca ammetterà che è piatto tradizione ucraina

ORVIETO (TERNI), 14 febbraio 2022, 15:05

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"La pace tra Russia e Ucraina passa dal borsch, la tipica zuppa di barbabietole rosse e panna acida. Quando Mosca ammetterà che è un piatto della tradizione ucraina e non russa, sarà l'inizio della vera indipendenza di Kiev": a dirlo all'ANSA è Cristiano Sabatini, più noto sui social come Bike chef, cuoco orvietano di 50 anni, divenuto popolare per i suoi viaggi estremi in bicicletta all'insegna della cucina e in particolare della carbonara. Dopo averla cucinata sull'Everest o al circolo polare artico, nel novembre scorso l'ha preparata a Chernobyl, nel mezzo del suo ultimo viaggio proprio in terra Ucraina.
    Qui, in compagnia di tre amici, Sabatini ha pedalato per cento chilometri da Kiev fino a raggiungere la cittadina tristemente nota per il disastro della centrale nucleare. "E' stato un viaggio al confine con la realtà, toccare con mano certe situazioni, entrare nella cosiddetta 'zona di esclusione' che si estende per 30 chilometri intorno ai resti della centrale, è davvero toccante", racconta il cuoco giramondo. "Ma, forse, a far più male - aggiunge - è sapere che questo popolo si sente perennemente a rischio guerra con i cugini russi".
    "Ovviamente quando dico che la pace passa per la zuppa riduco tutto alla diaspora culinaria - spiega Sabatini - ma vi assicuro che in quel piatto ci sono tutte le contraddizioni, le tensioni e le distanze mai superate tra le due nazioni".
    "Parlando con la gente del posto si capisce bene che gli ucraini hanno forte il desiderio di autonomia e libertà, e non accettano e non accetteranno mai il tentativo russo di continuare a tenere unite le sorti dei due Paesi", racconta Sabatini. "Ecco, riconoscere da parte di Mosca che il borsch è un piatto ucraino, sarebbe come riconoscere l'identità di un'intera nazione e quindi lasciarla libera al suo destino e non continuarla a usare per strategie geopolitiche".
   

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