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A Caivano silenzio tra le case del film dell'orrore

Il parroco, tacere è peccato ma qui vivono tante persone perbene

E' il silenzio la colonna sonora del film dell'orrore girato per anni nel parco Verde di Caivano. Casermoni di edilizia popolare dimenticati dalle istituzioni, in cui la gente impara a sopravvivere guardandosi in giro il meno possibile. Si tira dritto, in un misto di autodifesa e di rassegnazione. Così anche oggi, nel giorno della terribile verità sull'omicidio della piccola Fortuna, violentata e gettata da un balcone, gli abitanti del rione preferiscono limitare al massimo i commenti. "Almeno la smetteranno di dire che qui siamo tutti pedofili", si lascia sfuggire una mamma che esce di casa con un bimbo nel passeggino. Nessuno si era accorto delle sevizie sui bambini. O nessuno aveva ritenuto di doverle denunciare. La morte del piccolo Antonio, tre anni fa, era stata classificata come un incidente, una dolorosa caduta da un balcone. L'anno dopo si pianse Fortuna, precipitata allo stesso modo senza che nessuno, almeno inizialmente, avanzasse sospetti. Poi il lavoro degli investigatori e le denunce della madre della bimba, la prima a parlare apertamente di pedofilia, sollevarono il velo su una realtà da incubo, nascosta proprio dietro l'angolo. Ma l'inchiesta è andata avanti in un quadro di "omertosa indifferenza", ricordano i pm. L'atmosfera qui è irreale, come in tutte le periferie degradate. Lunghi viali, pochissimi negozi, nessun punto di riferimento tranne la parrocchia, guidata da un sacerdote dinamico come Maurizio Patriciello, il parroco antiroghi, in prima linea nel denunciare i mali della Terra dei fuochi e anche nel chiedere la verità sull'orrenda fine di Fortuna. Fu lui a celebrare due anni fa i funerali della bimba, e fu lui a organizzare nel primo anniversario della morte una fiaccolata con la distribuzione di magliette riproducenti il volto sorridente della piccola. "Non mi sono mai stancato di ripetere, dall'altare e privatamente: chi sa, deve parlare", commenta oggi. Un appello che gli abitanti del quartiere non hanno raccolto, ma don Maurizio difende la comunità da accuse generalizzate: "Probabilmente c'era chi sapeva e ha preferito tacere, commettendo un peccato immenso di fronte a Dio e alla legge. Ma la stragrande maggioranza delle persone era senz'altro all'oscuro di quegli orrori e ha sofferto nel vedersi accomunare in giudizi superficiali e frettolosi. La verità non era così facile da scorgere, se gli stessi inquirenti hanno impiegato due anni per farla emergere". Una verità che oggi solleva il velo su una vicenda di abusi ripetuti e spinti fino all'omicidio: "Una verità terribile, quelli contro i bambini - sottolinea Patriciello - sono i peccati peggiori agli occhi di Dio. Se le responsabilità saranno accertate, il colpevole dovrà pagare". Il parroco ricorda "il dolore di questi due anni", "l'inaccettabile equazione tra povertà e pedofilia" contenuta nei resoconti di alcuni media sul parco Verde. "La gente qui è stata segnata, nel profondo. Immaginate cosa voglia dire guardarsi intorno, nel sospetto reciproco, non sapere chi possa essere responsabile di simili nefandezze. Ci si chiude ancora di più, per difendersi. Se finalmente gli inquirenti hanno trovato 'la' verità, sarà possibile per questa comunità iniziare un cammino nuovo". Cammino che non dipende solo da chi vive qui: "Ci sono tantissime persone perbene, straordinarie. Condannate a un destino di disagio perché i problemi di alcuni quartieri sono colpevolmente dimenticati da chi potrebbe alleviarli. Le ferite della povertà continuano a invocare giustizia". Un'altra verità scomoda che il parroco antiroghi non si stancherà di ripetere.

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