Antonio Paolucci fu il
"genio" del restauro della Basilica superiore di Assisi, dove il
26 settembre 1997 il terremoto fece crollare parte delle volte,
uccidendo due frati e due tecnici della soprintendenza e
sbriciolando in 300mila frammenti gli affreschi di Giotto
giovane e Cimabue. A ricordare così, con l'ANSA, il commissario
straordinario governativo per la chiesa morto a Firenze è padre
Enzo Fortunato, già direttore della sala stampa del Sacro
Convento e ora direttore della comunicazione della Basilica di
San Pietro.
Nel 2012 Paolucci ricevette la cittadinanza onoraria di
Assisi per l'attività svolta come commissario straordinario del
Governo. ''Abbiamo vinto il terremoto giocando d'azzardo'',
sottolineò allora. Il quell'occasione ricordò come una grande
gru ne trasportò una più piccola all'interno del cortile di San
Francesco e venne utilizzata per posizionare al millimetro una
controforma in tubi innocenti per salvare il timpano del
transetto di sinistra della Basilica Superiore, che rischiava di
cadere. Il ''volo dell'angelo'', fu definita quell'impresa.
"Operazioni al limite del rischio ma che salvarono la
Basilica" ha ricordato ora padre Fortunato. "Non potrò mai
dimenticare - ha aggiunto - le qualità umane e la genialità del
fratello e amico Antonio Paolucci. La sua nomina a commissario
straordinario per la basilica papale di San Francesco fu un vero
colpo di genio del Governo in carica di allora. Ricordo quando
ci disse 'non vi preoccupate la basilica sarà riaperta per il
giubileo del 2000' e da quel momento i giornalisti iniziarono a
parlare di cantiere dell'utopia con un misto di scetticismo e
incredulità. Le difficoltà furono tante con decisioni al limite
dell'azzardo come il passaggio della gru ma non solo. Davvero si
potrebbero raccontare tante storie e aneddoti che mettono in
luce la grande lezione dell'Italia al mondo".
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