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Heineken-Regione, per Corte dei conti ci sono condotte penalmente rilevanti

Depositata relazione sezione Controllo

"La gestione degli asset immobiliari regionali, per il tramite della finanziaria regionale e la società oggetto della presente indagine, ha posto in rilievo numerosi profili critici ed ha condotto all'emersione di fattispecie rilevanti non soltanto per il loro impatto sulla finanza regionale ma anche per la potenziale integrazione di condotte penalmente rilevanti". Lo scrive la Sezione di controllo della Corte dei conti della Valle d'Aosta nella relazione sul controllo sulla legittimità dell'acquisto dello stabilimento Heineken di Pollein e sugli "articolati rapporti finanziari intercorsi tra le società Finaosta Spa, Sima Spa, Struttura Valle d'Aosta srl e Heineken Italia spa". In ambito penale, la Sezione di controllo fa "specifico riferimento" al reato di "abuso di ufficio".

Profili che "impongono, per il futuro l'adozione di modelli di gestione aderenti al dettato normativo (di provenienza nazionale e comunitaria) ed ispirati ai principi della concorrenza e dell'imparzialità, principio che ogni amministrazione è chiamata ad osservare nella gestione delle risorse provenienti dalla pubblica contribuzione".


In particolare, nella relazione vengono presi in esame: l'accordo del 2006 tra Finaosta spa, Sima spa (al 51% di Heineken Italia e al 49% di Finaosta), Heineken Italia e Struttura Valle d'Aosta; il contratto di affitto di ramo d'azienda stipulato tra Sima spa e Heineken Italia spa; il contratto di veicolazione dell'immagine ed il collegamento negoziale; la possibile emersione di "aiuto di stato"; gli aumenti di capitale ed i divieti di legge; la vendita con patto di riaffitto del complesso immobiliare di Pollein.

Con il via libera del Consiglio regionale, il 18 dicembre 2012 Vallée d'Aoste structure aveva acquistato per 20 milioni di euro il complesso industriale (compresi i terreni) dalla Sima, partecipata al 49 per cento da Finaosta, finanziaria regionale, e al 51 per cento da Heineken. Contestualmente era stato sottoscritto un contratto di locazione del solo stabilimento con Sima, in modo che Heineken potesse continuare a produrre. Per portare a termine l'operazione, Finaosta aveva ricapitalizzato Vallée d'Aoste structure con 12,6 milioni, ripianando perdite per altri 4,1 milioni.


Risale al 1995 l'avvio del rapporto tra Regione e Heineken, che a Pollein impiega un'ottantina di dipendenti. Rinnovato nel 2012 fino al 2016, l'accordo è stato poi prorogato - nel 2015 - fino al 2026: è previsto un canone annuo di affitto di 600 mila euro, a fronte di 450 mila euro che Sima versa ogni 12 mesi ad Heineken per la manutenzione dei macchinari. Prevede, tra l'altro, la promozione dell'immagine della Valle d'Aosta attraverso loghi apposti su alcune linee di birra: su questo fronte l'investimento pubblico è di 76 milioni di euro per il periodo 2017-2026. L'accordo è economicamente rilevante per la Regione, che grazie al proprio riparto fiscale trattiene diverse imposte.


Heineken-Regione, profili di aiuti di Stato - "La Sezione deve rilevare come l'assetto complessivamente determinato dalle operazioni poste in essere nei confronti della Heinenken Italia esibisca seri profili di perplessità in relazione all'integrazione degli elementi costitutivi di un aiuto di stato". Lo scrive la Sezione di controllo della Corte dei conti della Valle d'Aosta nella relazione sul controllo sulla legittimità dell'acquisto dello stabilimento Heineken di Pollein da parte della Regione Valle d'Aosta e sugli "articolati rapporti finanziari intercorsi tra le società Finaosta Spa, Sima Spa, Struttura Valle d'Aosta srl e Heineken Italia spa".

Le operazioni, secondo la Sezione di controllo, sono: "un'evidente riduzione di costi che la Regione ha accordato alla società beneficiaria al di fuori di ogni previsione normativa; una misura selettiva o, meglio ancora, 'singolare', perché riconosciuta esclusivamente ad un operatore economico in rapporto di diretta continuità con l'ente pubblico; una misura finanziaria che, seppur articolata attraverso il ricorso a schemi negoziali multipli, è suscettibile di falsare la concorrenza sul mercato europeo poiché interferisce con le logiche sottese alla formazione di un prezzo concorrenziale, perseguibile, come noto, soltanto se determinato da un confronto paritario tra gli operatori economici il quale, viceversa, risulta in questo caso influenzato dall'abbattimento di significative voci di costo (e riflessi vantaggi di ordine anche fiscale) a favore di uno dei competitors; un sostegno erogato attraverso risorse pubbliche da parte di un'articolazione interna dello Stato italiano".

 



   

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