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Bose: è scontro aperto, delegato Papa smentisce Enzo Bianchi

Nota per "corretta comprensione eventi". Ribadito allontanamento

E' scontro aperto sull'allontanamento di Enzo Bianchi dalla Comunità di Bose, intimatogli dalla Santa Sede col decreto inappellabile del 21 maggio 2020, fin qui mai messo in atto. Con una lunga nota per "una corretta comprensione degli eventi", affidata nella tarda serata di ieri al Sir, l'agenzia dei vescovi, il delegato pontificio padre Amedeo Cencini replica a quella dello stesso Bianchi dello scorso 6 marzo, con cui il fondatore di Bose motivava il suo rifiuto di trasferirsi nella sede di Cellole, presso San Gimignano, concessagli in comodato d'uso dalla Comunità, con le condizioni "disumane e offensive della dignità" sua e dei confratelli che lo avrebbero accompagnato nella nuova destinazione. E nella sostanza, Cencini smentisce molti degli aspetti della ricostruzione fatta dall'ex priore recalcitrante a lasciare il Monastero.

    Nella nota vengono ripercorsi diversi dettagli, nello specifico per affermare che "non è vero quanto afferma fratel Enzo che il decreto (dell'8 gennaio scorso con la 'proposta Cellole', ndr) gli 'ingiunge di trasferirsi a Cellole senza sapere né identità né numero dei fratelli e delle sorelle che sarebbero andati a vivere con lui'". Almeno sette monaci, infatti, sarebbero stati disposti a trasferirsi.

    Secondo il delegato pontificio, poi, "il comodato d'uso gratuito, essendo redatto a termini di legge, non indica affatto la possibilità di 'cacciare' il comodatario, ma garantisce il comodante da un uso dei beni difforme da quanto pattuito". In più, "i terreni inclusi nel comodato sono quelli nelle immediate adiacenze degli immobili e attualmente coltivati a orto. Altri terreni sono in affitto alla società agricola Agribose i cui soci sono fratelli e sorelle della Comunità (socio di maggioranza), quindi tutti abilitati a coltivarli".

    Inoltre, "contrariamente a quanto affermato da Enzo Bianchi, né il Decreto né tanto meno il Comodato d'uso contengono alcun divieto a 'condurre vita monastica', ma solo a 'fondare comunità, associazioni o altre aggregazioni ecclesiali'. Chi vi andrà sarà libero di vivere il tipo di vita (monastica) che desidera, in piena libertà". Non sarebbe vero, dunque, come lamentato dall'ex priore, che quanti lo seguono sarebbe retrocessi al ruolo di semplici "badanti".

    Padre Cencini, cosa mai esplicitata prima, si sofferma anche sulle questioni di vil denaro e sulle possibilità di mantenersi: "Il comodato d'uso gratuito - afferma - fa esplicitamente carico al Comodatario 'di tutte le spese sostenute per servirsi, lui e tutte le persone ivi domiciliate, degli immobili stessi (...) come pure le spese di manutenzione ordinaria degli immobili', nonché di 'tutte le spese personali, proprie e delle persone domiciliate con lui per prestargli assistenza'". "Tutto questo - aggiunge - in quanto il comodatario stesso dispone di adeguati mezzi di sussistenza personali, come da me appurato, nel corso del mio operato per l'esecuzione del decreto singolare del 13 maggio 2020".

    A Bianchi non resta quindi che "l'ottemperanza a quanto richiesto dal Santo Padre", conclude Cencini, che annota come, in ogni fase della vicenda, in veste di delegato pontificio abbia sempre "agito in pieno accordo e secondo le disposizioni della S.Sede".

    In questo muro contro muro, come proseguirà ora la "telenovela-Bose" è difficile prevederlo: se il fondatore si rassegnerà al suo destino, se ci saranno altre repliche o se si arriverà addirittura alle carte bollate in Tribunale. Non pochi, però, viste anche le tensioni interne che serpeggiano nel Monastero piemontese, ormai non fanno mistero che si possa arrivare a una scissione. 

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