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israele, nella lotta al virus scende in campo il Mossad

19 marzo

di Massimo Lomonaco TEL AVIV

Nella lotta al coronavirus non poteva mancare il Mossad, il mitico servizio segreto israeliano. Ieri notte i suoi agenti hanno portato in Israele, da paesi rimasti ovviamente riservati, 100mila kit per testare l'infezione. E poco importa se al momento quei kit - hanno fatto sapere dal ministero della Sanità - sembrerebbero privi dell'equipaggiamento medico giusto, in particolare i tamponi. Fedele alla sua missione, il Mossad ha replicato di aver portato indietro ciò che era stato chiesto.

"Chiariremo con il ministero della Salute - ha detto 'l'Istituzione' - ciò di cui c'è bisogno". Aggiungendo: "Il canale clandestino è aperto e continueremo ad usarlo per portarlo ciò che serve". E c'è da giurarci che la missione sarà portata a compimento. A confermare l'intervento del Mossad è stato anche l'ufficio del primo ministro, di solito piuttosto reticente su questi argomenti. Del resto l'uso dei servizi segreti da parte di Israele nella lotta al Covid-19 è ormai cosa nota. Lo Shin Bet - il servizio interno di sicurezza - è stato incaricato con i suoi potenti mezzi informatici di tracciare i cellulari degli israeliani e di scandagliare i social. L'obiettivo non è solo controllare chi viola la quarantena e mette in pericolo tutti gli altri ma anche seguire passo passo i positivi al virus nei loro comportamenti sociali pregressi in modo da avvisare tutti quelli che sono entrati in contatto. La disposizione - presa dal governo di transizione di Benyamin Netanyahu e non discussa dalla Knesset - ha suscitato un vespaio di polemiche da parte dell'opposizione, in primis Blu-Bianco di Benny Gantz, che ci vede una profonda violazione della privacy, per di più disposta da un governo che non ha i pieni poteri. Per questo è stata presentato un ricorso urgente alla Corte Suprema.

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