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  • Bolaffi, all’asta ‘A noi’ e altri celebri proclami D’Annunzio
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Bolaffi, all’asta ‘A noi’ e altri celebri proclami D’Annunzio

Documenti autografi del vate ripercorrono la presa di Fiume

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11 DIC - E' il 16 maggio 1920 quando a Fiume, in un Teatro Fenice gremito, Gabriele D'Annunzio declama 'A noi', probabilmente il suo più noto proclama in veste di comandante del 'Quarnaro liberato', dopo la 'vittoria mutilata' del 1918. "A chi la forza? A noi! A chi la costanza? A noi! A chi la fedeltà? A noi! A chi la vittoria? A noi!". Con questo grido spronava i suoi 'legionari', chiudendo un'arringa appassionata lunga 22 pagine che perorava la causa dell'annessione di Fiume all'Italia.

   Il prezioso documento autografo viene messo all'asta da Bolaffi, il 16 e 17 dicembre al Grand Hotel et de Milan. E' parte di una raccolta interamente dedicata al poeta abruzzese e al suo ruolo in una delle imprese più ardite e spericolate del primo dopoguerra: la breve Reggenza italiana del Carnaro, iniziata con la Marcia di Ronchi e la presa di Fiume, sotto la guida di D'Annunzio, che nel frattempo veniva guardato come un eroe dai circa 25 mila italiani della Dalmazia. Ma l'esperienza si sarebbe conclusa dopo pochi mesi, con la firma del Trattato di Rapallo e l'indipendenza di Fiume, che viene fatta sgomberare dal governo Giolitti in quello che ancora si ricorda come il 'Natale di sangue'.
   Alla vigilia di quei tragici eventi D'Annunzio scrive 'Agli italiani', anch'esso all'incanto da Bolaffi, uno dei suoi più impetuosi e veementi proclami. "Il delitto è consumato - è l'incipit del manoscritto -. La terra di Fiume è insanguinata di sangue fraterno". Tutt'altro tono accompagna il commosso omaggio a Enzo Ferri e Basilio Scaffidi, due legionari che perdono la vita in un incidente aereo all'inizio del 1920. 'Vogliamo per la fede morire', 11 pagine in quarto grande fitte di correzioni con le quali il 'comandante Gabriele D'Annunzio' celebra il sacrificio dei suoi combattenti
"Dai documenti autografi emerge il D'Annunzio più idealista e aulico - osserva Cristiano Collari, esperto della casa d'aste Bolaffi -, il trascinatore delle folle e il padre in cui si identificano i soldati delusi e in cerca di riscatto per la loro patria". Un'accorata supplica per "risolvere il problema adriatico: opporsi alla costituzione definitiva del S.H.S., distruggere il mostro jugoslavo", è rivolta dal Vate anche al generale Badoglio, l'8 maggio del 1920. Richiesta affidata a una lettera autografa che non raggiunse mai il destinatario. L'abbozzo della missiva è conservato al Vittoriale; la bella copia viene messa all'asta da Bolaffi, accompagnata da fotografie e materiale bibliografico, a partire da 3 mila euro.

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